Le baggianate dei media che, dedicate al tempo ed alla meteo, continuiamo a dover sopportare, sono parecchie e continue, e, sinceramente, danno parecchio fastidio. Quello della temperatura percepita è un’altra di queste. Ma cosa vuol dire temperatura percepita? E con quale faccia tosta si quantifica? La temperatura è una sola, ed è quella registrata dagli strumenti. Nell’ambito di questa esiste poi la temperatura fornita dai servizi meteo che fa riferimento alla temperatura effettiva dell’aria, relativa ad un certo livello altimetrico e misurata in determinate condizioni di riferimento che rispondono al minimo o nullo grado di influenza da parte di attività umane e da parte di certe caratteristiche ambientali ed atmosferiche (chiaro che la temperatura di una località è diversa a seconda che venga misurata in piena città, nel traffico ed in mezzo ai condizionatori, oppure fuori città o in campagna; chiaro che la medesima è diversa a seconda che gli strumenti siano disposti al sole, all’ombra, al vento, ecc. ecc). Venendo all’ondata di caldo sostenuta dalla espansione del ramo africano del sub-tropicale (e, per favore, non da lucifero…) possiamo, finalmente, cominciare a vedere la luce della fine del tunnel. Infatti il caldo di questi giorni è determinato dagli alti valori di pressione a tutte le quote (anticiclone ben strutturato in quota con afflusso caldo a quel livello) e dalla conseguente subsidenza, ovvero compressione adiabatica in troposfera, che non fa altro che scaldare l’aria; ed i modelli stanno mostrando, seppur con le caratteristiche di un processo graduale, una futura diminuzione degli stessi valori barici. Intanto, a partire dai prossimi giorni, Il ritiro dell’onda di calore, lento ma inesorabile, può lasciare il posto ad una configurazione, sempre estiva ed anticiclonica, ma maggiormente distribuita lungo i paralleli e, pertanto, associata a termiche più in linea con il periodo, Poi, il medesimo cambio, può anche creare, sulle regioni settentrionali, una certa esposizione a infiltrazioni atlantiche, in grado di innescare le condizioni per instabilità variamente distribuita (sappiamo che, in queste situazioni, localmente, possono anche svilupparsi temporali violenti). Che il disegno euro-atlantico tutto, tenda finalmente e davvero, a smantellare il dominio dell’africano, ce lo confermano, poi ed ulteriormente, i forecast di medio-lungo termine, e quelli che, per metà della settima prossima o per i giorni della seconda parte della settimana prossima, intravedono la progressione di un’onda negativa atlantica di discreta ampiezza ed in transito sul centro-nord. Di certo un forecast di medio-lungo termine merita abbondanti conferme, ma se proviamo a dargli credibilità possiamo tranquillamente ammettere che, in corrispondenza dei giorni suddetti, potrebbe maturare un vero break. Non solo; alcuni modelli inquadrano anche l’episodio, non come un transito relativamente rapido e destinato esclusivamente alle regioni centro-settentrionali ma come un vero e proprio affondo mediterraneo con genesi ed approfondimento di un vortice. Il disegno, che si riferisce alla situazione prevista in quota per quei giorni, vuole mettere a confronto le due ipotesi: la prima rappresentata dai colori e dalla isoipsa di riferimento di colore blu, e la seconda rappresentata dalle linee e dalla stessa isoipsa di riferimento di colore rosso. Non ci sono dubbi sullla differenza notevole tra le due possibilità, in termini di durata del break e di sua intensità ed estensione sull’italia. Con poche certezze assolute al riguardo e con sempre la possibilità che il nostro sub-tropicale resista oltre il lecito e si riprenda rapidamente territorio dopo l’eventuale break, è chiaro che, per un break che sappia refrigerare per un certo tempo, parteggiamo parecchio…