I sogni freddi, in parte, sono destinati a rimanere tali. Ma non è una novità. Il che non significa affatto che non avremo il cambio stagionale in senso invernale di inizio seconda decade. Significa semplicemente che non avremo nessuna azione fredda duratura e di blocco, per come auspicato dai freddisti. Avremo, piuttosto, una di quelle evoluzioni tipiche ed abbastanza frequenti in inverno, che vedono l’aria fredda dell’est o del nord-est, muovere in retrogressione, determinare una certa fase fredda anche in mediterraneo, e poi venire riassorbita dal contesto zonale. Di fatto, per l’inizio della seconda decade del mese, si confermano il rialzo barico in atlantico verso l’islanda e il movimento deciso di una bella saccatura artico-continentale verso l’europa sud-orientale e poi l’europa centrale, ma si evidenziano anche gli elementi di uno sbarramento a ovest piuttosto flebile e, pertanto, favorevole ad un rapido riequlibrio in senso zonale dei flussi. La configurazione delle correnti in senso orizzontale (easterlies alle alte latitudini e westerlies alle medio/basse latitudini) segna, infatti, l’orientamento della fascia depressionaria auro-atlantica dall’oceano all’europa orientale, e, pertanto, nella direzione avversa alle possibilità fornite da blocchi e configurazioni meridiane. Il disegno, riferito alla situazione di metà settimana prossima, simboleggia quanto detto, mostra la rotazione antioraria dell’asse dell’area fredda e ciclonica in quota, e mostra il ricongiungimento della medesima con l’area ciclonica oceanica, ad indicare, oltre alla evoluzione nella direzione delle correnti da ovest o nord ovest, anche la possibilità, che in quella fase di transizione tra il freddo continentale e l’aria atlantica, possano determinarsi le condizioni di scorrimento favorevoli a precipitazioni nevose anche in pianura sul nord-italia (possibilità non certa ma, almeno per una fase temporanea, non da escludere)…
Pierangelo Perelli