Gli afflussi freddi, ovvero quelli legati a correnti provenienti dai quadranti settentrionali o, ancora meglio, orientali, risultano più o meno intensi a seconda di vari parametri. Uno di questi è, chiaramente, l’estensione e la solidità del blocco e del blocco che ostacola la spinta zonale. Nel caso dell’afflusso in atto il relativo blocco, per quanto associato ad una certa solidità, non si presenta come un disturbo del VP particolarmente accentuato, o che riesce, pertanto, a pescare aria da aree molto distanti ad est o a nord-est. Da cui il valore di una fase invernale tutt’altro che estrema, ed anzi assai moderata, con diminuzioni termiche certamente abbastanza in linea con il periodo ma anche non eclatanti ed anche inferiori a quanto si potesse prevedere giorni fa. Tra l’altro detto medesimo afflusso potrebbe non risultare così duraturo e cedere il passo già in dirittura del fine settimana. Questo, naturalmente, lo vedremo meglio nelle prossime ore o nei prossimi giorni, ma è un fatto che, al momento, i vari principali modelli propendano per un medio/lungo termine nel segno di una riapertura decisa ad ovest. Il disegno, riferito alla situazione generale di metà mese, mostra l’estesa conca fredda che coinvolge, a tutti i livelli, l’europa nord-orientale, ma include un trend che non la vede scendere di latitudine apprezzabilmente, ma la vede, invece, allargarsi verso occidente. E questo sulla base di una dinamica associata ad un forcing zonale delle bassi latitudini alquanto ambizioso o poco remissivo. La medesima situazione mostra ancora una decisa presenza anticiclonica dinamica groenlandese che, però, non sembra destinata a mantenersi e, tanto meno, a consolidarsi e ad estendersi. Nel complesso è pur vero che lo scompaginamento graduale dell’attuale dipolo potrebbe finire per sfociare in un flusso occidentale caratterizzato da una certo guadagno di latitudine del fronte polare se non anche, seppur sempre nell’ambito di una situazione mobile, caratterizzato da qualche infiltrazione di matrice più settentrionale; ma va da sé che non stiamo certo parlando di afflussi freddi, mentre stiamo parlando, piuttosto, del tempo che proviene dalle latitudini medie dell’atlantico e che si presenta con le classiche ondulazioni, mobili e più o meno accentuate, del caso. Nel disegno della situazione di metà mese le frecce grandi intendono marcare i flussi dominanti in quota indicativi del movimento dell’aria fredda, contesa tra una sua flebile spinta verso sud ed una sua spinta più decisa verso l’atlantico. A loro volta le frecce piccole servono a dare l’idea del trend che marca la prospettiva sopra descritta, quale quella di una estensione verso ovest dell’aria fredda alle alte latitudini e della controspinta occidentale alle basse…
Pierangelo Perelli