A una decade dalla primavera astronomica la stagione non tende ancora ad assumere connotazioni prettamente primaverili ma tende, piuttosto, ad un contesto autunnale se non invernale. L’attuale situazione, governata dall’atlantico e dalla mobilità di un flusso ondulato associato a variabilità, presenta le saccature successive che producono la classica alternanza tra fasi perturbate e fasi più stabili. Lo sguardo proiettato al medio-lungo termine, oltretutto, consente di intravedere quel qualcosa che assomiglia alle retrogressioni stagionali, peraltro non così estranee al mese ed al periodo. In effetti, i vari modelli mostrano, per i giorni di metà mese o di inizio seconda metà, manovre di rialzi pressori continentali che possono frenare il corso zonale, deviarlo, ed incanalarlo in una derivazione delle basse latitudini. Un flusso derivato, che muove dall’atlantico e da ovest/nord-ovest verso est/sud-est, può corrispondere ad una azione depressionaria aperta a richiami continentali di aria fredda, tutti da verificare rispetto alla posizione in latitudine, ma, certamente, non affini a disegni primaverili. Non tutti i modelli identificano detto flusso ad una altezza tale da poter realizzare una depressione mediterranea con relativo afflusso freddo sull’italia, ma è altrettanto vero che, complessivamente, sia in direzione di fine seconda decade che nel corso della terza, non risultano affatto esplosioni primaverili. Il disegno identifica la situazione prevista da alcuni modelli per il fine settimana dei giorni 17-18 e mostra l’azione depressionaria suddetta nonché il corrispondente richiamo freddo continentale da oriente che, a seguire, può interessare le nostre latitudini. Nulla di strano in fondo perché la primavera è anche questo, e, come cantava il grande francesco…è altro che un cielo chiaro…è grandine veloce sui tuoi pensieri…