Ieri alle ore 19:20 un tornado di debole/moderata intensità si è abbattuto nel Casertano, sulla cittadina di Marcianise, provocando numerosi danni e purtroppo anche feriti (una quindicina) di cui uno grave.
Dal punto di vista meteorologico, l’immagine radar a disposizione mostra come si sia trattato di una classica tornadogenesi da supercella.
Dall’immagine radar (grazie a Michele Valentini), infatti si coglie la classica conformazione “ad uncino” del temporale dovuta alla presenza al suo interno di un mesociclone, caratteristica peculiare dei temporali a supercella.
A differenza dei temporali comuni, l’updraft, cioè la corrente ascensionale non sale in verticale, ma ruota su stessa. Tale rotazione, qualora ci siano le giuste condizioni fisiche, può estendersi fino alla base della nube e toccare il suolo.
Utilizzando la scala Fujita, una scala empirica che misura l’intensità di un tornado in base ai danni arrecati, l’eventi di ieri è collocabile tra F1/F2, in una scala tra F0-F5.
Così come per i terremoti, anche i tornado tendono a manifestarsi di più in determinate aree, tanto che qualche anno fa, è stata redatta la mappa del rischio tornadico in Italia.
Possiamo vedere come la zona ricada in un’area ad “alta probabilità di formazione tornado” confermata anche dai dati storici: dal dopoguerra ad oggi la zona ha visto ben 12 episodi di tornado tutti con intensità tra F0 e F3.
Quindi l’episodio di ieri ricade nella “climatologia tornadica” che caratterizza la zona. L’ultimo episodio tornadico nell’area è inoltre abbastanza recente: il 7 ottobre 2016 un tornado di intensità F1 ha colpito la località di Frattaminore, poco distante da Marcianise, la cittadina colpita ieri sera.
Dalle mappe, ma anche da diversi studi scientifici si evince e si dimostra che l’Italia è un paese fortemente soggetto a fenomeni tornadici, tanto che in Europa è la nazione più “tornadica” sia per numero di eventi sia per intensità degli stessi.
Questo perché nel nostro paese si vengono a creare le giuste condizioni fisiche affinché questi eventi si manifestano, cioè l’interazione tra aria caldo-umida fornita dal Mar Mediterraneo e l’aria fredda trasportata da saccature che, specie nel periodo primaverile ed autunnale, penetrano decisamente all’interno del nostro bacino. Laddove questi flussi dalle opposte proprietà termodinamiche vengono ad interagire, in corrispondenza delle cosiddette “linee di convergenza” la cui formazione nel nostra Paese è facilitata dalla sua complicata orografia, si formano questi volenti temporali talvolta in grado di generare questi fenomeni.
Le aree a rischio sono tutta la Pianura Padana, in particolare il comparto orientale che va dalla Bassa Emiliana fino alla laguna Veneta, il medio-basso versante Tirrenico e la Puglia, in particolare il Salento. Non è un caso infatti che i più forti episodi di tornadici negli ultimi anni si siano manifestati in queste aree. Basti ricordare il tornado di Mira-Dolo l’8 luglio 2015 (70 feriti ed 1 morto e 500 case danneggiate), che ha toccato intensità F4, risultando uno dei tornado più forti osservati in Italia, il 3 maggio 2013 a Castelfranco Emilia un vero e proprio outbreak tornadico devasta la bassa modenese, il 12 giugno 2012 un tornado F3 si abbatte sulla laguna Veneta. Numerosi i casi anche più ad ovest, come il tornado di Arcore il 7 luglio 2001 e Trezzo sull’Adda il 29 luglio 2014, entrambi nel Milanese. Scendendo più a Sud troviamo l’F3 di Statte in provincia di Taranto, il 28 novembre 2012, e poi il recente tornado di Cesano il 6 novembre 2016.