Editoriali — 13 Febbraio 2015

Dopo l’episodio invernale di matrice artica e le promesse di una prolungata fase di equilibrio tra azzorre e discese artico-continentali, la stagione si impigrisce, arrestando le possibilità del forcing suddetto, prodigo solo della recente, incisiva, ma brevissima, fase fredda su adriatico e sud. La ricomposizione, seppur blanda, del campo barico, al di sotto di un flusso oceanico di nuovo voglioso di protagonismo, sta infatti facendo la sua parte, pilotando, lungo detto flusso, una infiltrazione del nord atlantico, destinata proprio al mediterraneo. Se osserviamo il disegno, riferito a domenica 15 febbraio, si può notare la deformazione negativa in progressione lungo la francia, che affonda, in un contesto di strettoia sostenuta dalla contemporanea attività di una cella positiva scandinava o continentale. Quest’ultima è il frutto della rimonta azzorriana su quei territori, e si associa alla presenza dell’anticiclone termico. Una configurazione, questa, che potrebbe anche far pensare alle possibilità di un richiamo freddo orientale con semi/cut-off mediterraneo, ma che, invece, risulta, alquanto ingannevole. Ce lo auguriamo che le chances di questo scorcio di inverno tornino ad aumentare, ma, in verità, analizzando il trend evolutivo, dobbiamo fare i conti con un andamento che non sembra supportarle. La chiave di lettura è nel trend della corrente a getto, motore del tempo in generale e assai decisiva nel disegnare, con maestria, anche il prossimo futuro di una fase che appare piuttosto blanda. La linea blu descrive il jet stream a 48 ore, appunto, e ci da una idea, con la corrente secondaria che scivola sulla spagna, della infiltrazione suddetta. La linea rossa descrive, invece, il suo andamento a distanza di circa una settimana, e mostra, nella configurazione del suo ramo principale, il corso, dall’oceano verso le latitudini del nord europa e poi verso verso est, di un flusso che forza da ovest ad est, poco conforme alle deformazioni, e più in linea con un contesto zonale. Tuttalpiù detto contesto zonale, per effetto della sua posizione in relativa alta latitudine, può risultare associato a stalli sottostanti, ma di poco conto. Il getto tanto muove secondo questo andamento, quanto riesce, come si vede, a sganciare, inerzialmente, una derivazione indipendente e capace di correre in senso retrogrado fino sull’oceano e sull’africa nord-occidentale, a promuovere una sorta di pantano barico in quelle sedi, con rimonte iberico-mediterranee. Detta situazione non depone certo a favore del freddo, ma, piuttosto, a favore di una situazione di stallo con relativo protagonismo dell’anticiclone oceanico e di qualche disturbo periferico delle basse latitudini…

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Pierangelo Perelli

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