Editoriali Slider — 13 Novembre 2019

Le situazioni meteo critiche come quella in corso non sono poi una novità e, come sappiamo, si ripetono, con variazioni nella distribuzione geografica e nella intensità, più o meno, ad ogni autunno o quasi. Insieme alle medesime, ahimé, si ripete anche una cura del territorio assai superficiale ed insufficiente che, in grande percentuale, finisce per essere la principale responsabile dei disastri idraulici ed idro-geologici annessi. Con l’acqua alta a venezia nell’ordine dei valori dell’alluvione 1966 merita davvero mettere a confronto, con la situazione meteorologica attuale, quanto accadde in quei primi di novembre di 53 anni fa. Di fatto la somiglianza tra le due situazioni è vera in un modo significativo ma, attenzione, lo è nella misura in cui situazioni come quella in esame, si ripetono, seppur con intensità e valori differenti, con apprezzabile frequenza. Stiamo parlando infatti di un flusso atlantico o nord-atlantico che entra in mediterraneo e che in mediterraneo ciclonizza operando qualcosa che si conforma, perfettamente, al periodo ed all’autunno. Nello stesso tempo non è altrettanto così strano che la stessa falla barica mediterranea, una volta determinatasi, e come in questi due casi, fatichi a traslare verso levante in quanto bloccata o semi-bloccata da un promontorio anticiclonico ad oriente. Semmai, e questo va detto, le medesime situazioni, pur frequenti, non si ripetono con la medesima persistenza ed intensità, ma è altrettanto chiaro che devono sempre essere messe in conto e considerate come non così atipiche. Infatti non è strano che arrivino saccature atlantiche, non è strano che si formino depressioni mediterranee e non è strano che le medesime, frenate ad est, acquisiscano energia da rimonta di aria caldo-umida. E’, invece, molto strano, che, con i mezzi e la tecnologia a disposizione, non si riesca a mettere il territorio in un minimo di sicurezza in grado di fronteggiare, almeno in buona parte, tutti le naturali e negative conseguenze di tali eventi. Il disegno mette a confronto la situazione del 4 novembre 1966 e del 12 novembre 2019, con la disposizione dei valori barici in quota (colori), con i flussi in quota (linee e frecce grandi) e con le isobare ed i flussi nella bassa troposfera (linee bianche e frecce). In entrambi i casi si evidenzia la tipica circolazione ciclonica mediterranea alimentata, ad ovest dall’aria fresca atlantica, e ad est dall’aria caldo-umida che risale dalle basse latitudini. E si evidenzia anche il freno anticiclonico a levante che ostacola la fuga dei flussi verso est e che innesca, invece, un flusso meridionale e sciroccale persistente causa degli intensi e duraturi fenomeni piovosi e dell’acqua alta a venezia…

Pierangelo Perelli

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