Editoriali Slider — 21 Gennaio 2018
La discussione sui modelli matematici e sulla previsione del tempo può essere infinita e diventare stucchevole, specialmente se si affronta dal punto di vista di mille interpretazioni più o meno sbagliate…

Mi ricordo i tempi epici del grande Andrea Baroni e del suo entusiasmo, di vari decenni fa, nei confronti delle novità tecnologiche in termini di previsioni e dei relativi modelli matematici.

Parlava dei modelli matematici, già in grado di delineare forecast e mappe a distanza di 5 giorni, e che avrebbero portato a formulare previsioni a ben oltre i 5 giorni. A distanza di molti anni qual’è il punto della situazione? Beh, il punto della situazione è che la scienza meteo è, per forza di cose e per come indicato all’epoca, andata avanti e, aiutata dalla tecnologia, raggiunto livelli di conoscenza e di capacità previsionali davvero significativi. Dopodiché mi pare ovvio ed evidente che occorra interpretare le stesse proiezioni modellistiche di medio-lungo secondo la loro vera identità, che è quella, non di effettive previsioni del tempo, ma di orientamenti dettati da calcoli matematici assolutamente legittimi e giustificati dal punto di vista delle leggi della fisica dell’atmosfera.

Voglio dire che una mappa globale ha il senso di una possibilità concreta anche se indicativa della situazione a 10-15 giorni ? Beh, non esattamente. Voglio semplicemente dire che quella mappa è il frutto di milioni di calcoli associati a modelli e ad applicazioni che hanno un sacrosanto senso scientifico, che delineano, in ogni caso, qualcosa che ha un valore e che contemplano, intrinsicamente, il concetto di probabilità.

La meteo è una scienza probabilistica e le mappe dei modelli hanno un valore probabilistico che, al momento, corrisponde a precisi valori percentuali proporzionalmente più bassi rispetto alla distanza temporale. Niente di più e niente di meno. Ad es. se una mappa globale a 15 giorni ha una probabilità di verificarsi, che so, del 20%, è evidente che ha una probabilità molto bassa e che va interpretata come una semplice possibilità; ma lo sappiamo ed è così che la interpretiamo.

Sbaglia chi associa a certe proiezioni certezze o speranze; è sensato, invece, colui che, per passione, analizza, confronta, guarda i vari modelli, focalizza le evoluzioni nel tempo ai 2-3 giorni, ai 5-7 giorni ed oltre, e, identificando qualcosa che, magari per effetto di una uniformità tra i modelli, merita una analisi, questa analisi fa.

Mi sono divertito, per es., a disegnare quanto, questa mattina, vari prestigiosi modelli (ECMWF, GFS, NAVGEM, GEM) propongono per il giorno 27 gennaio, ovvero a ben una settimana di distanza, che non è poco. Ebbene, non è difficile cogliere, in tutti, una analogia nel delineare la configurazione di un moderato affondo perturbato in mediterraneo. Tra similitudini e differenze non credo proprio che i medesimi si siano inventati dette mappe, ma le abbiano elaborate sulla base di elementi scientifici, seri ed affidabili.

Lo so che molte altre volte, i run successivi, diventano un balletto di disorientanti rivoluzioni e ribaltoni con differenze sconcertanti tra i modelli, ma è perché, evidentemente, in certi casi, l’atmosfera presenta situazioni ed evoluzioni tali da complicare le cose oltre le possibilità dei mezzi attuali dei calcolatori. Ci sta. Riguardo poi alla eventualità che certe attività siano associate a speculazioni e ad interessi economici non lo so e mi rimane difficile pensare che prestigiosi modelli e riferimenti meteo internazionali si inventino situazioni clamorose di lungo termine a scopo speculativo. Ci credo poco.

Ovvio che il problema, invece, sussiste, eccome, in altri casi (siti vari, servizi vari, ecc.), ben meno prestigiosi e che, per gli strafalcioni che raccontano, di dubbi al riguardo, ne creano parecchi. Ma questo è tutto un altro discorso…


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Pierangelo Perelli

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