Editoriali — 26 Febbraio 2015

I segni di una fase fredda nel corso della prima decade di marzo si traducono nella possibilità della classica ritornante fredda da est o nord-est, continentale, associata ad un attivo lago freddo, parzialmente libero di tentare le strade dell’antizonale. Molte sono ancora, peraltro, le riserve, a cominciare da quella associata alla eventualità che il tentativo di sfondamento verso occidente fallisca in parte, e finisca per fornire un assaggio di gelo, poi in successivo rientro lungo il corso naturale dello spostamento verso est o verso nord-est. Le danze potrebbero iniziare intorno al 5 marzo, all’interno di una configurazione in veste di split azzorriano, ambito dai freddisti per tutto l’inverno e mai troppo convincente. E potrebbero quindi continuare con la classica rotazione antioraria degli assi di sacca secondaria e con estensioni dei centri barici opposte ed in orizzontale, tutte da seguire nelle evoluzioni possibili. Il freddo che arriva dal continente è quello più intenso, sempre che si identifichi in una azione troposferica coordinata e che riesca a guadagnare in longitudine. Il disegno, che riferisce della situazione possibile del 6 marzo, simboleggia l’azione descritta nella sua fase piena, combattuta tra la voglia di affondare in parte e di ritirarsi poi verso i suoi territori più naturali (freccia blu) e quella, invece, di estendere ulteriormente i suoi tentacoli o assi di saccatura, verso il mediterraneo occidentale (freccia viola), a prolungare e marcare maggiormente un periodo di alcuni giorni nel segno dell’inverno più vero…

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Pierangelo Perelli

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