Ribadito quanto in precedenza indicato, ovvero di un finale di agosto all’insegna di una estate normale o quasi, si può altrettanto affermare che il cammino verso una vera crisi stagionale appare ancora piuttosto complicato. I momenti temporaleschi, come quello delle ultime ore, non appartengono allo schema delle vere crisi. Si identificano in semplici e modeste infiltrazioni in quota, peraltro neanche sostanzialmente di natura atlantica, si capaci anche di produrre situazioni localizzate di forti temporali e, persino, nubifragi, ma pur sempre appartenenti all’economia della classica instabilità diurna, priva di vere perturbazioni. E questo al di là delle eventuali alluvioni lampo che, in detti contesti, non sono qualcosa di particolarmente eclatante o raro. Se osserviamo il disegno della situazione prevista nell’immediato inizio di settembre possiamo notare il quadro di una configurazione che non privilegia certo disegni atlantici o da vere perturbazioni; privilegia, al contrario, la resistenza di un anticiclone dinamico piuttosto restìo a cedere il passo, ed anzi piuttosto propenso a mantenere le posizioni, persino a latitudini alquanto alte. Notiamo la sintesi di un flusso ondulato che corre, lungo una direttrice sud-ovest/nord-est, dall’europa occidentale a quella nord-orientale, e notiamo come eventuali spinte di saccature lungo il bordo occidentale del continente trovino difficoltà e siano costrette a residuare a largo in circolazione piuttosto bloccate e tendenti a cut-off. Per osservare qualcosa di conforme ad una vera crisi stagionale, a meno di future e sempre possibili variazioni di quanto i modelli ci stanno attualmente indicando, occorre andare al dopo 5 di settembre, se non verso fine prima decade, ma i disegni che gli stessi modelli ci stanno mostrando per quell’epoca risultano ancora tanto differenti quanto inaffidabili…
Pierangelo Perelli