Disastri come quelli della spagna possono senz’altro essere messi in relazione a due fattori: un mare mediterraneo caldo; un sub-tropicale, ramo africano, protagonista. La circolazione ciclonica chiusa o semichiusa, in veste di vortice in quota, cut-off o goccia fredda, dell’iberia, non è altro che la derivazione del maltempo dei nubifragi sull’italia di giorni fa. La dinamica dei forcing e dei flussi in quota ha fatto si che tutto il sistema perturbato, frenato verso levante, abbia acquisito le caratteristiche di sistema stagnante o stazionario, ingabbiato dalle alte pressioni, e costretto a muoversi poco e, in questo caso, piuttosto verso ovest o sud-ovest, con moto retrogrado. Inutile rammentare che le situazioni meteo più pericolose, estreme, ed in grado di produrre nubifragi ed alluvioni, sono proprio queste; ovvero quelle in cui un sistema perturbato, ben alimentato, ristagna, producendo una insistenza, per ore ed ore, sulle stesse aree, dei nubifragi annessi. Lo spostamento verso la spagna del sistema di giorni fa ce lo hanno raccontato i corpi nuvolosi temporaleschi e rigeneranti, prima sulla toscana, e poi su sardegna, liguria e piemonte. Lo stesso sistema è andato, quindi, a posizionarsi intorno a gibilterra, dove, praticamente e come apprezzabile ed esteso vortice, si tendente a sistema maturo e barotropo ma, nel contempo, dotato ancora della vivacità e dei contrasti tipici dei sistemi baroclini, ha imposto a quelle aree tutti gli elementi che causano marcato maltempo. Il disegno si riferisce alla situazione generale di circa 24/36 ore fa e mostra i vari elementi concausali dell’alluvione. L’area critica è quella dell’iberia orientale, ovvero quella più esposta: 1) all’inevitabile jet streak da contrasto in quota tra il flusso sud/nord caldo imposto dal sub-tropicale ed il flusso sud/nord freddo imposto dal vortice freddo (frecce grandi); 2) alla conseguente divergenza in quota, ed anche diffluenza, quale quella che si produce sulla rimonta delle correnti che deviano gradualmente verso nord-ovest (frecce grandi); 3) alla convergenza al suolo fatta di correnti molto calde ed umide che, ruotando intorno alla depressione al suolo (linee chiare delle isobare e frecce piccole), incrociano da destra, il flusso in quota; 4) a tutta la frontogenesi ed alla marcata instabilità che da tali contrasti derivano. Sempre nel disegno si possono osservare le condizioni di un estremo flusso meridionale, che risale dall’africa e che, accanto alle elevate ed anomale temperature del mediterraneo, finisce per essere la significativa fonte energetica all’origine di piogge che, in tali condizioni, superano di gran lunga i parametri fisiologici delle forti precipitazioni e degli stessi nubifragi…
Pierangelo Perelli