Originatosi, come tutti quegli uragani del “tipo Capo Verde” (perché è proprio nei dintorni di questo Arcipelago che cominciano a organizzarsi in una vera e propria tempesta), da una debole perturbazione staccatasi dal continente africano, Hugo si formò nella prima metà di settembre del 1989.
Il ciclone tropicale toccò un primo massimo d’intensità il 15 settembre, quando raggiunse il Mar dei Caraibi: un volo effettuato dai cacciatori di uragani dell’AOC (vedi articoli sui cacciatori di uragani) documentò valori di pressione e intensità dei venti tipici di un uragano di categoria 5: insomma, Hugo aveva raggiunto la massima potenza! Nei giorni successivi l’uragano andò incontro a un graduale indebolimento che, tuttavia, si rivelò solo temporaneo e illusorio: il 21 settembre infatti Hugo, nell’attraversare le calde acque della Corrente del Golfo, riprese rapidamente a intensificarsi e, sfortunatamente, lo fece proprio poche ore prima di investire le coste degli Stati Uniti.
La sera del 21 settembre Hugo piombò sulla città di Charleston, nella Carolina del Sud, con venti che ululavano a oltre 220 chilometri orari e uno storm surge (l’onda di marea provocata dalla tempesta) alto più di 6 metri, che andò a sommarsi al già alto livello delle acque per la concomitanza dell’alta marea astronomica.
Addentratosi poi nel continente, il ciclone perse rapidamente gran parte della sua violenza e il 23 settembre, al confine con il Canada, divenne un ciclone extratropicale. Tuttavia il suo assalto fece in tempo a procurare disastri immani in molti stati. Venti intensi, tra 120 e 190 chilometri orari, spazzarono infatti vastissime regioni degli Stati Uniti Orientali, mentre lo storm surge di grandi proporzioni che abbattè su tutto il litorale della Carolina del Sud raggiunse addirittura picchi di circa 7 metri nella zona della Baia dei Tori (Bulls Bay).
Il conto delle vittime fu incredibilmente di “appena” 21 persone negli stati continentali e di altre 5 fra Portorico e Isole Vergini. Ma questo uragano è ricordato soprattutto per gli enormi danni prodotti: nelle sole regioni continentali degli Stati Uniti il costo del suo passaggio fu di circa 7 miliardi di dollari (si stima che almeno un altro miliardo di dollari di danni li abbia causati a Portorico e Isole Vergini), facendogli guadagnare ai tempi il titolo di “uragano più costoso del secolo”, almeno fino all’arrivo di Andrew… (foto: Mike Burton)
Fonte Meteogiuliacci