Climatologia — 30 Ottobre 2014

(Rinnovabili.it) – Una grave siccità minaccia mezzo milione di persone in Honduras, una enorme massa di uomini e donne che rischia di dover migrare. È stata la Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (Ifrc) a richiamare l’attenzione internazionale sul grande gruppo di migranti del clima che potrebbe formarsi di qui a poco.

Una situazione in cui, nonostante sia ben lungi dall’accadere davvero, piove sul bagnato. Infatti il Paese deve già fare i conti con il più alto tasso di omicidi al mondo e una produzione di caffè – prima fonte di ricchezza per l’Honduras – devastata da un fungo velenoso. Con l’arrivo della siccità, il quadro apocalittico è completo. Tre degli otto milioni di abitanti del piccolo Stato centroamericano stanno lottando contro i mulini a vento per mettere insieme il pranzo con la cena, quando ci riescono. La mancanza di precipitazioni sta distruggendo i raccolti, i prezzi del cibo salgono e sempre meno persone possono permettersi l’acquisto.

«Alcune famiglie stanno vendendo i loro averi per barattarli in cibo e sopravvivere – dichiara l’Ifrc – mentre altri stanno iniziando a migrare per fuggire gli effetti della siccità. Nelle famiglie più povere, i primi a rischiare la vita sono i bambini».

Decine di migliaia di loro, insieme ai genitori, hanno affrontato l’anno scorso il pericoloso viaggio verso gli Stati Uniti, una migrazione che ha scatenato un aggressivo dibattito politico sulle modalità di accoglimento del flusso proveniente dal Centro America, composto in gran parte da honduregni.

Le statistiche dicono che il 22.5 per cento degli 8.5 milioni di persone che vivono nel Paese soffre di malnutrizione cronica, mentre il 42.5 per cento vive in condizioni di estrema povertà.

Josè Alvarado, commissario ai servizi di emergenza dell’Honduras, sta cercando una soluzione: «Abbiamo presentato un piano alle agenzie di cooperazione e alla comunità internazionale da 13,2 milioni di dollari, fondi che servirebbero per dare aiuti alle famiglie più in emergenza. Si tratta di individui che hanno seri problemi di accesso al cibo, ma avrebbero anche bisogno di aiuti medici, acqua e igiene».
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