L’inverno del non freddo e molto simile a quello dello scorso anno si sta trascinando
senza particolari promesse di variazioni significative. Il vortice polare ruota le sue modeste ondulazioni che è una bellezza e non si intravedono possibilità di sue frammentazioni. Scrutando i forecast dei geopotenziali stratosferici e di alta troposfera si notano, in misura apprezzabile, soltanto spinte aleutiniche e situazioni pattern wave1, certamente in grado di rifornire di freddo gli stati uniti orientali ma non garanzia assoluta di qualche bella evoluzione in continente. Il mediterraneo vive e vivrà, in questo modo, molto probabilmente anche nel corso del periodo natalizio, il contesto di un tempo mediamente occidentale, tra foscose ingerenze azzorriane e transitorie piovose flessioni. Ad inizio di seconda decade, peraltro, una di queste flessioni potrebbe assumere, ma sempre temporaneamente, la connotazione di modesta irruzione, ma niente di più. La speranza dei freddisti, però, è sempre l’ultima a morire, ed in fondo sperare nella sorpresa, in considerazione del fatto che i forecast di lungo termine presentano l’affidabilità relativa che sappiamo, non è poi così assurdo. Lo ripeto, esaminando le previsioni da qui alla fine dell’anno si vede ben poco, ma se a qualche segnale anche flebile dobbiamo appigliarci, mi viene di enfatizzare quel qualche movimento che alcuni prestigiosi modelli stanno, seppur non stabilmente, presentando per i giorni di fine anno. Se davvero, per come si esprimeva ad es. questa mattina Ensemble GEFS, il VP comincerà a mostrare strozzature da invasioni sub-tropicali e riscaldamenti in quota, allora potremmo covare speranze più concrete per un inzio d’anno di tuttaltro segno rispetto a quello della noia totale di questo dicembre…