l’ondata di freddo in atto, che toccherà i suoi massimi a 48-72 ore, nel suo modo di evolvere a smorzare ogni possibilità di azione mediterranea diretta, ci dice già molto sul futuro dell’immediato dopo capodanno. Quello che sarà, nei prossimi 3-4 giorni, in termini di freddo e di precipitazioni nevose (quest’ultime, di certo, assai probabili, su adriatico e meridione, per effetto del tipico approfondimento di minimo depressionario su mediterraneo meridionale ed egeo) non ne modificherà l’aspetto di irruzione rapida e non troppo incisiva. Gli episodi di freddo che ci piacciono sono ben altri, e sono quelli associati ad azioni dirette e durevoli, costruite da blocchi e stagnazioni antitetiche rispetto all’incalzare dell’occidente. In questo caso, invece, l’occidente si è concesso, è vero, ma con parecchia riserva e con la promessa di ripristinare il suo corso di li a poco. L’incalzare da ovest dei centri barici trasforma ogni irruzione in un flusso prima che in una ciclogenesi mediterranea estesa degna di tale nome e il freddo, che irrompe e che per qualche giorno fa, comunque, la sua parte, scivola poi via verso levante, osservando il ripristino da parte delle azzorre. In questo modo, come ci dice il trend simboleggiato dalla linea trateggiata in figura (dal colore blu del 31 dicembre al colore rosso del 3 gennaio), isoipsica del geopotenziale di 500 hPa a 5.500 metri circa, l’inizio di gennaio vedrà il ricompattarsi del vortice polare e l’instaurarsi di una nuova fase apatica, semianticiclonica, fatta di nebbie e di temperature non troppo basse. Poi, In direzione di fine decade il fronte polare potrebbe scendere di latitudine, ma, forse, solo per rifornirci di un tempo sempre occidentale e più instabile. Ma qui siamo già nel fantameteo…