Editoriali — 07 Gennaio 2015

Come dicevamo nei giorni scorsi, le correnti occidentali in quota nella giornata di sabato porteranno un sensibile rialzo termico sul nord Italia. I valori massimi più elevati per effetto favonico (punte sui 21/23°C) si raggiungeranno sul basso Piemonte tra le langhe e il monferrato e sulla fascia ai piedi dell’Appennino tra il pavese, il piacentino, il parmense, il reggiano, il modenese e il bolognese.

In questi casi, la zona tra novarese, varesotto, comasco e milanese occidentale che di solito con effetto favonico è sempre in prima linea, rimane più al riparo dall’effetto di riscaldamento per compressione (verranno registrate comunque massime tra 15 e 18°C anche in queste località).

Ciò é dovuto al fatto che le correnti avranno una componente occidentale e non settentrionale come nel caso del fohn “classico”.

Lo noteremo anche dal cielo che sabato sarà piuttosto sporco per velature e non azzurro e limpido su queste aree come di solito accade con il fohn “tradizionale” che arriverà nella giornata di domenica, in cui saranno tuttavia presenti isoterme più basse in quota e dunque su queste aree non verranno superati i valori raggiunti sabato, ma al massimo uguagliati.

Concludo ricordando che quella di sabato è una situazione molto più frequente di quanto pensiamo in inverno e non certo record.

Senza andare troppo indietro nel tempo, con una dinamica simile, il 19 gennaio 2007 alcune zone del Piemonte registrarono massime prossime ai trenta gradi.

Anche nell’Ottocento e nel Novecento (gli archivi di Milano-Brera pubblicati in questo sito sono esemplificativi a riguardo) spesso tra dicembre e febbraio si sono verificati episodi favonici con massime fra i quindici e i venti gradi a Milano. Del resto non può che andare così ai piedi della catena montuosa più elevata d’Europa con correnti fra i quadranti occidentali e quelli settentrionali in quota.

Marcello Mazzoleni

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