E’ una fase in cui l’aria fredda fa davvero fatica a portarsi con decisione a sud delle Alpi. Un articolo rilanciato oggi su MeteoLive descrive in modo chiaro il problema della crisi del Rodano, ma non è solo un discorso di incastri sbagliati, di strade non trovate, c’è dell’altro.
L’aria fredda non entra soprattutto perchè la sua consistenza è modesta, non solo perchè gli affondi freddi si dirigono per casualità o troppo ad ovest o troppo ad est della Penisola.
Mancano, pur in pieno marzo, termiche fredde di tutto rispetto che si osservavano anche nelle stagioni più “miti”, sia pure non sistematicamente. L’isoterma di zero gradi che entrava prepotente da nord a 1500m ad esempio ne era una lampante testimonianza.
Ora il freddo che si dirige ad ovest è solo garanzia di piogge simil-autunnali perchè ci propone una risposta di correnti relativamente miti ed umide. Il freddo che si dirige ad est invece al massimo può coinvolgere un po’ il meridione, segnatamente l’Adriatico.
Gli affondi depressionari freddi che nel recente passato hanno portato la neve anche in pianura in pieno marzo o addirittura in aprile, sembrano svaniti ed “evaporati” dalle mappe meteorologiche.
Se si cerca un altro segnale di cambiamento climatico, è evidente che questo apparentemente lo sarebbe; dico apparentemente perchè in climatologia due anni senza grandi irruzioni fredde, eccezion fatta per qulla di fine dicembre 2014 ben intenso, sono comunque un’inezia.
Non sono invece particolari trascurabili la mitragliata di mesi con temperature al di sopra della media che abbiamo registrato in questi ultimi anni, in particolare dal 2000 in poi. Questo deve far riflettere…e molto.