Più si sale in quota e maggiormente intensa é la radiazione ultravioletta, anche quella diffusa nella nebbia e quella riflessa dalla neve. La congiuntivite da ghiacciaio é il pericolo maggiore.
Quando passeggiate sulla neve ad alta quota in una giornata limpida e serena evitate di tenere gli occhi costantemente aperti e di bagnarvi il viso con la neve con l’idea di abbronzarvi di più: rischiereste un’ustione!
Circa 10 ore dopo una forte esposizione ai raggi solari può comparire un attacco di congiuntivite con intolleranza alla luce e con la sensazione che l’occhio sia colpito da molti spilli. Utilizzate dunque cappelli con visiera che ombreggiano il viso ma soprattutto usate occhiali da sole di qualità che possano filtrare le radiazioni nocive.
Diffidate anche degli occhiali troppo scuri che possono fare aprire maggiormente il diaframma della pupilla, danneggiando l’occhio.
Oltre i 4000 metri é necessario usare occhiali con lenti avvolgenti che proteggono l’occhio anche sui lati.
L’aumento della temperatura sulle Alpi ha creato instabilità nei terreni. Se in estate la quota dello zero termico supera i 4000 – 4500 metri e non vi é raffreddamento notturno, il disgelo produce caduta di ghiacci e massi.
L’alpinista deve tenere presente che in ogni stagione gli aumenti improvvisi e veloci della temperatura destabilizzano il manto nevoso. Dobbiamo considerare che il ghiacciaio è sempre in movimento.
Le valanghe di ghiaccio derivano dalla caduta di seracchi e talvolta piccole cadute di ghiaccio precedono quelle più grosse. Durante l’estate, a causa dell’acqua di fusione, il movimento del ghiacciaio aumenta.
Dovendo attraversare zone rischiose per caduta di seracchi o valanghe, occorrono molta prudenza ed attenzione: non sostate nelle zone a rischio per molto tempo, osservate i frammenti di ghiaccio caduti precedentemente, non camminate con superficialità sul ghiacciaio chiacchierando con il compagno o puntando l’attenzione sul panorama o su oggetti che possano distrarvi dall’osservare dove mettete i piedi.