Forse a qualcuno sembrerà una sottigliezza accademica, un’inutile complicazione, un modo poco pratico per spaccare il capello in quattro, in realtà il primo passo per evitare di essere coinvolti dagli isterismi di massa propinati dalle informazioni dolosamente false di alcuni siti/media, è quella di conoscere di cosa stiamo parlando.
Elaborare una previsione meteorologica impone in prima battuta di classificare quanto ci viene rappresentato sulle carte e individuare così i soggetti sinottici, ossia i protagonisti della scena. Conoscendo le particolarità fisiche che li contraddistinguono, questo procedimento ci permette di inquadrare correttamente a priori i possibili fenomeni che deriveranno dalla loro presenza sul territorio.
Così, quando si parla di ondate di calore estive, occorre conoscere in prima battuta la qualità della massa d’aria in arrivo, attingendo alla sua origine, che solitamente è un flusso che alimenta una figura di alta pressione, un anticiclone. In seconda istanza occorrerà valutare la potenza dell’anticiclone, perchè il caldo deriva anche dall’intensità della “compressione adiabatica”, ossia dalla velocità delle correnti discendenti che formano il corpo dell’anticiclone.
E ora passiamo al pratico analizzando il nostro caso: come abbiamo anticipato in questo articolo, per i prossimi 5-6 giorni si prevede il rinforzo di un campo di alta pressione sull’Europa, cui si assocerà la prima ondata di caldo dell’estate 2015. Sarà davvero un caldo esasperato, insopportabile, di tipo africano, come da diverse parti si legge e si sente?
Prima osservazione: in un anticiclone l’aria entra alle quote superiori dell’atmosfera poi, per accumulo di massa dovuto alla convergenza in quota, inizia a scendere avvitandosi in senso antiorario fino a raggiungere le quote inferiori dove parimenti si accumula ed esce divergendo.
La mappa n.1, prevista dal modello americano GFS per il 4 giugno (figura in alto) ci mostra proprio la circolazione prevista alle quote superiori (siamo a 9.5 km di altezza circa) e dunque ci permette di seguire la massa d’aria nella sua fase di ingresso (frecce nere) nell’alta pressione. Notate l’origine della massa d’aria: oceano Atlantico.
La mappa n.2, prevista sempre per il 4 giugno (seconda figura) ci mostra la circolazione prevista alle quote inferiori (siamo a 1.500 metri circa) e dunque ci permette di seguire la massa d’aria nella fase di uscita (frecce nere) dall’alta pressione. Notate la direzione di provenienza delle correnti dirette verso l’Italia: Europa centrale.
C’entra qualcosa l’Africa con quello che abbiamo detto? No
Seconda osservazione: in un anticiclone l’aria scende ad una determinata velocità (m/sec) e determina una compressione che è legata in modo proporzionale a quest’ultima e alla quota totale di discesa (fenomeno noto come “subsidenza”). Senza scomodare complicate equazioni, possiamo ricavare empiricamente la potenza del nostro anticiclone dai valori di pressione nel suo centro di massa. In questo caso, come ci mostra la figura n.4 in basso, la pressione di 500hPa si trova a 5.880 metri circa (il suo valore medio dovrebbe essere 5.500 metri circa) e quella di 850hPa si trova a 1.580 metri circa (il suo valore medio dovrebbe essere 1.500 metri).
Questo indica che il punto di forza del nostro anticiclone sarà proprio la sua magnitudo, ovvero l’intensa compressione che, come abbiamo visto, sarà presente soprattutto alle quote medio-alte dell’atmosfera e coinvolgerà in modo più diretto le nostre regioni settentrionali, in parte quelle centrali, poco o per niente quelle meridionali (basta osservare la posizione del centro di massa). Questo ci suggerisce anche la possibilità che alle quote medio-basse, meno interessate dal fenomeno, possa accumularsi una discreta quantità di umidità e dunque possa generarsi un tipo di caldo di tipo mediamente afoso. Lo stesso particolare, unitamente all’intenso riscaldamento solare (forzante diabatica) ci suggerisce la possibilità che sulle Alpi (e anche in Appennino) possano generarsi isolati fenomeni temporaleschi pomeridiano-serali.
Concludendo
Vi diranno che si tratterà di caldo africano: errore, si tratta di un anticiclone di matrice euro-atlantica.
Vi diranno che sarà un’ondata di calore eccezionale o da record: errore, si tratterà di una ondata di calore estiva del tutto normale per le nostre latitudini.
Vi diranno che durerà tre mesi: errore, il ciclo di vita di un’alta pressione è al massimo di una settimana.
Per chi non fosse interessato ad ulteriori particolari:
“Si definisce ondata di calore una situazione caratterizzata da:
1) Una temperatura media superiore al valore climatico stagionale di oltre 3-4°C.
2) Una temperatura diurna media di almeno 32-33°C (soglia clinica di sicurezza per la tolleranza al caldo)
3) Durata di questo status superiore ai 3 giorni (soglia clinica di sicurezza per la resistenza al caldo)
4) Interessamento di almeno il 30% del territorio nazionale.
Ora carissimi lettori, permettetemi di rassicurarvi: se le cose andranno come da prognosi, quella prevista nei prossimi giorni sarà una ondata di calore estiva che, come detto sopra, rientra nei parametri suddetti, quindi per il clima del nostro Paese assolutamente “normale”.
Luca Angelini