Editoriali — 11 Luglio 2015

Articolo tratto da freddofili.it

Anche se pare paradossale parlare di un raffreddamento climatico nel pieno di una ondata di caldo con pochi precedenti nel passato, sull’Europa occidentale, dobbiamo ricordare che un conto sono gli eventi meteorologici estremi, un altro invece l’andamento climatico sul lungo periodo.

Vale anche il discorso contrario, non è un inverno particolarmente rigido, come quelli avvenuti negli ultimi due anni sugli Stati Uniti, a determinare un cambiamento climatico definitivo.

Comunque, lo studioso russo Abdussamatov si trova in questo periodo al centro dell’attenzione, grazie al suo modello climatico che, negli ultimi dieci anni, si è trovato in linea con l’andamento della temperatura globale, a differenza delle previsioni (errate) di tantissimi scienziati del clima.

Il suo modello prevede cambiamenti ciclici nell’arco di circa 200 anni dell’attività del Sole, ed i cambiamenti dell’irradianza solare si riflettono con meccanismi di feedback sull’ambiente terrestre, che ne influenzano il clima come naturale conseguenza.

Ad esempio, un aumento dell’attività solare riscalda gli oceani che rilasciano in atmosfera CO2 e vapore acqeo (gli oceani contengono 50 volte più CO2 rispetto all’aria), e questo è un meccanismo di feedback che aumenta la temperatura terrestre.

In base a questi cicli, sono stati correttamente previsti i cambiamenti climatici degli ultimi 7500 anni, con l’arrivo di 18 Piccole Età Glaciali, a scadenza circa bicentenaria.

In base a questo ciclo, i prossimi 50 anni diverranno sempre più freddi toccando un minimo nel 2060, per poi tornare a scaldarsi nel 22° Secolo.

Solo il tempo potrà dire se queste previsioni saranno azzeccate!

 

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