Lettera di avvertimento all’autorità di Bacino del Po: «Fra una settimana ci troveremo di fronte alla morìa dei pesci» di Giovanni Scarpa
PAVIA
Fiume in secca, parte oggi la diffida del Parco del Ticino all’Autorità di bacino del Po. Si tratta in pratica di un’intimazione da parte del consorzio magentino all’ente a cui è affidata la gestione dei sistemi fluviali (di cui fanno parte ministero dell’Ambiente, delle Politiche agricole, delle Infrastrutture, oltre alla presidenza del Consiglio e alle Regioni Lombardia e Piemonte)di intervenire con urgenza al ripristino delle modalità di regolazione indispensabili alla vita di Ticino e Po. In pratica l’ultimo avvertimento del Parco prima di un’azione legale vera e propria. Intanto, però, la situazione è sempre più drammatica. «Ecco lo scenario, tanto per essere chiari – spiega il vice presidente del Parco, Luigi Duse –. Fra una settimana, se non cambia il tempo, inizieranno a morire i pesci. A fine mese mancherà l’acqua per l’agricoltura».
I primi segnali, già ci sono. Inizia a formarsi la mucillagine, dannosa appunto per le specie ittiche. Ma ci sono anche i numeri a contribuire all’allarme che il Parco del Ticino lancia ormai da mesi. Il livello del fiume registra un – 1,20 a Vigevano e addirittura 3 metri sotto il livello idrometrico al ponte della Becca. Numeri da brivido. «Come quelli, all’inizio, dell’estate del 2002 – ricorda il vice presidente del Parco del Ticino –. Ma con un aggravante, oggi. La concomitanza di Expo». L’esposizione universale, ha calcolato il Parco, porta via circa 3 metri cubi al minuto per permettere il funzionamento dei sistemi di climatizzazione dei padiglioni e quello delle vie dell’acqua. In questi giorni, dalla diga della Miorina,escono 250 metri cubi al secondo. «I livelli di coptazione, cioè i punti di prelievo dell’acqua lungo l’asta del fiume, sono ben 7, fra Navigli, Villoresi e ora Expo» aggiunge Duse. A Pavia, in pratica, arriva un rivolo anzichè un fiume. I sabbioni sempre più grandi parlano da soli.
L’allarme del sindaco Scudellari e del Parco: «Il fiume non ha più acqua, chiederemo lo stato di calamità»
«Le conseguenze le conosciamo tutti: prima una modificazione del letto del fiume, poi la mucillagine e quindi la morìa dei pesci. Infine, si fa per dire, la mancanza di acqua per le aziende agricole». Altro segnale inquietante. «Due giorni fa lo zero termico era a 4600 metri – rivela il vice presidente dell’ente. E’ la prima volta che succede. In pratica si stanno sciogliendo le nevi perenni». Ma di tutto questo, l’autorità di bacino non sembra preoccuparsi granchè. «L’unica soluzione – osserva Duse – è quella chiesta da tempo: ripristinare il metro e 50 sopra lo zero idrometrico, anzichè l’1,25 come deciso dal ministero». E’ la guerra dell’acqua, iniziata nel maggio scorso. Un lungo braccio di ferro fra Parco e le zone turistiche della parte piemontese del Lago Maggiore conclusosi con la decisione salomonica e inutile del ministero dell’Ambiente di fissare il limite a 1,25. Non resta, per ora, che stare con il naso all’insù aspettando la pioggia.
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