Il tempo sembra essersi fermato a quel 28 giugno, quando un drastico cambio di circolazione sul comparto euro-atlantico ha aperto le porte dell’Africa su gran parte del Vecchio Continente e, a tratti, anche oltre. Da allora le situazioni meteorologiche che si sono avvicendate hanno concesso poco spazio alle fresche correnti dell’oceano e molto, probabilmente anche troppo (ma questo sarà la climatologia a precisarlo), alle ingerenze calde di origine subtropicale.
Qualcuno punta l’indice contro il fenomeno di El Nino, quando in realtà è noto che le conseguenze della sua comparsa in versione forte (strong) sono di norma differite in Europa di alcuni mesi (leggi prossimo inverno). Sarebbe forse meglio indicare quale fonte primaria la modifica alla circolazione generale dell’atmosfera, a sua volta determinata quale risposta ai cambiamenti climatici in atto.
Fatto sta che dopo oltre tre mesi la musica non cambia. Persino i titoloni roboanti stile carta patinata che sui molti (forse troppi) siti web meteo annunciavano l’arrivo imminente dei 40 gradi, sembrano aver perso il loro carisma trascinatore di masse. E neanche la storiella delle temperature percepite sembra non funzionare più. Ma il caldo anomalo, quello si.
E mentre a settembre inoltrato, in città brumose come Milano lo Scirocco porta aria leggera che profuma dei mari del sud, il nostro meridione replica per l’ennesima volta un clima sempre più simile alle sette piaghe d’Egitto. A questo punto non rimane che chiederci: quando finirà tutto questo?
Le ultimissime elaborazioni (vedi figure) ci confortano, confermando quello che da qualche giorno andavamo anticipandovi. Il caldo anomalo subirà un taglio netto all’inizio della prossima settimana. I giorni decisivi saranno quelli del weekend, allorquando l’evoluzione verso levante della saccatura che ha richiamato sull’Italia aria così calda, permetterà alle fresche correnti atlantiche di far breccia e prendere il posto che si meritano, anche in relazione alla stagione.
Fino a 12-15 gradi in meno: sembrano un’enormità. A dire il vero il salto non farà altro che riportarci su valori prossimi alla media stagionale (o giù di li), una media che, a sua volta, non è però più quella di un tempo. E questo rimarrà il dato più preoccupante…
Luca Angelini per Meteoservice.net