Editoriali — 20 Ottobre 2015

19-10-2015 – Salve a tutti, breve ma peculiare aggiornamento serale, mirato a sottolineare alcuni comportamenti a scala emisferica del Vortice Polare che potrebbero fornire significative indicazioni per il prosieguo della stagione fredda. Si tratta solo di brevi anticicpazioni, che verranno discusse nel dettaglio nei prossimi giorni.

Partiamo dall’assetto termico previsto oggi dal modello americano per i primi di Novembre alla quota geopotenziale di 850 hPa (fig.1).

fig.3

gfsnh-1-360

La prima caratteristica che emerge dalla visione della carta in esame è il notevole raffreddamento del comparto euroasiatico rispetto a quello canadese; in particolare, a differenza degli scorsi anni, il più vicino bassopiano russo è soggetto, ormai da un paio di settimane, a un cospicuo raffreddamento, con nevicate abbondanti e diffuse. Tale aspetto è testimoniato dalla notevole copertura nevosa presente al momento nell’area menzionata (fig.2).

fig.2

ims_snow_NP (1)

 

 

Dalla carta delle anomalie nella copertura nevosa appare altresì evidente l’estensione dello snow cover nella vicina Russia europea, rispetto all’adiacente Siberia rispetto alla media di lungo periodo (fig.3).

fig.3

rutgers_daily_dep

 

 

Tali anoamalie ovviamente non possiedono una distribuzione casuale, ma risultano correlate alla presenza di un pattern circolatorio ben definito, dominante, che al momento sta caratterizzando l’inizio del semestre freddo e che, a sua volta, è influenzato dalla presenza delle grandi anomalie termiche nei due principali oceani, ovvero l’Atlantico e, soprattutto, il Pacifico (fig.4).

fig.4

ec_snowcover_sst

 

Nelle figure 3 e 4 le osservazioni riguardanti la distribuzione attuale dello snow cover nell’emisfero boreale e le SSTA, ovvero le anomalie nelle temperature degli oceani, sono state correlate con una ricostruzione del possibile tracciato derivante della corrente a getto polare, il tutto molto sommariamente.

Come si evince dalla fig.4, il NINO, la più grande anomalia ciclica nelle SST (Sea Surface Temperature), impone una modifica del getto in corrispondenza delle coste pacifiche del nordamerica (spostamento verso nord), che si ripercuote nel prosieguo del percorso del jet stream verso est, incentivando, di concerto con l’anomalia negativa Atlantica (correlata a sua volta al ciclo dell’AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation), la spinta propulsiva dell’anticiclone delle Azzorre verso il Mare del nord e il Mar di Norvegia.

Gli aspetti menzionati, molto sommariamente, possono spiegare la tendenza all’innesco di pulsazioni verso l’artico dell’anticiclone delle Azzorre quindi, riportate anche oggi dai modelli europeo e americano (fig.5).

fig.5

gfsnh-0-216

Quali le conseguenze per il Mediterraneo  di una simile evoluzione?? Si possono fare solo congetture per adesso, ovvero delle tesi non dimostrabili (in meteorologia è difficile farlo), ma certamente la spinta propulsiva dell’anticiclone in Atlantico risulta favorevole all’arrivo di masse d’aria fredda dai quadranti nordorientali nell’Europa centrale e nel Mediterraneo, grazie al blocco imposto al flusso Atlantico e alla deviazione del jet stream alle porte del continente europeo. Per stasera può bastare così, svilupperemo tali concetti, piuttosto complessi, in altri editoriali nei prossimi giorni, per adesso restate sintonizzati e attendiamo sviluppi dai modelli in merito.

 

Ciao ciao

Ilario Larosa (meteogeo)

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