(Rinnovabili.it) – Lento ma inesorabile, l’aumento del livello del mare potrebbe provocare danni irreversibili alle popolazioni costiere degli Stati Uniti. Nello specifico, potrebbe costringere tra i 4 e i 13 milioni di persone a lasciare le proprie case entro la fine del secolo. L’Oceano avanza verso la terraferma ad un tasso di 3 millimetri l’anno, e non rappresenta una minaccia solo per le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo. Come dimostra lo studio pubblicato su Nature Climate Change da tre demografi dell’Università della Georgia, i rischi riguardano anche la prima potenza mondiale.
La ricerca prende in esame, per la prima volta, sia le previsioni di aumento del livello del mare a seguito dei cambiamenti climatici, sia la crescita della popolazione. In particolare, le zone costiere sono sempre più urbanizzate e continuano ad attirare investitori nel settore immobiliare.
«Abbiamo calcolato la crescita delle unità abitative tra il 1940 e il 2010 – ha detto Matthew Hauer, che ha coordinato lo studio – Poi, abbiamo convertito queste unità in popolazione», proiettando le stime su un orizzonte più ampio, il 2100.
Entro questo termine, il mare potrebbe innalzarsi tra 0,9 e 1,8 metri, pensano i demografi: un livello maggiore, dunque, rispetto alle stime dell’IPCC, che prevede un aumento tra i 52 e i 98 centimetri entro la fine del secolo. Le previsioni del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici che opera in seno all’ONU, infatti, sono ritenute troppo conservative da molti esperti.
La costa orientale degli Stati Uniti, nella ricerca condotta dai tre esperti, risulta più a rischio rispetto alla media globale, a causa del rallentamento delle correnti oceaniche e del movimento della crosta, che sta lentamente abbassandosi per un lungo tratto del litorale.
Secondo la forbice considerata dallo studio, tra i 4,2 e i 13,1 milioni di persone potrebbero dover abbandonare le proprie abitazioni nei prossimi 85 anni, perché saranno inghiottite dall’acqua.
La Florida è lo Stato più a rischio, con un minimo di 500 mila e un massimo di 4 milioni di persone (a seconda dello scenario considerato) a rischio migrazione. Tutto dipenderà dalla rapidità con cui i grandi ghiacciai dell’Antartide e della Groenlandia si scioglieranno in mare.
Gli esperti pensano che una prima ripercussione di questi scenari si potrà riscontrare nei prestiti e nei mutui: oggi negli Stati Uniti hanno una durata di 30 anni, ma con rischi così alti banche e assicurazioni potrebbero ridurre la durata.