La fisica delle nubi è una materia molto complessa ma anche affascinante. Paradossalmente alcuni processi che avvengono alla micro-scala, non sono ancora stati compresi o dimostrati, contrariamente a quelli che avvengono a scale più grandi.
Dimostrazione di questo sta in una scoperta molto recente, di questi giorni, riguardo proprio il meccanismo di formazione di nubi e precipitazioni. Se lo sviluppo delle nubi implica un processo di condensazione e quindi la presenza nella massa d’aria di un adeguato quantitativo di umidità, la dimensione delle gocce d’acqua che le compongono, e dunque che ne determinano anche la consistenza, dipendono dalla concentrazione e dalla qualità degli aerosol.
La scoperta, messa alla luce da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Lawrence Berkeley National Laboratory e pubblicata sulla rivista “Science”, ha dimostrato che la dimensione delle goccioline di una nube dipende dall’interazione di queste ultime con i cosiddetti nuclei di condensazione. In pratica le gocce più grandi si formano quando le particelle di aerosol, che fungono da nuclei di condensazione, aderiscono al bordo esterno della goccia, mentre quelle più piccole inglobano l particella di aerosol al loro interno.
Il meccanismo è schematizzato nella figura allegata (courtesy Köhler et al./Science/AAAS). In base a questa scoperta, che è stata resa possibile dall’utilizzo di un particolare dispositivo di rilevazione di recente progettazione, i ricercatori hanno rilevato anche che le dimensioni delle gocce sono in media del 50-60 per cento superiori a quelle ipotizzate nei modelli standard di formazioni delle nubi.
Questo permetterà una miglior modellizzazione dell’atmosfera, utile per la predisposizione di modelli anche di ambito climatico, dato che la grandezza di quelle gocce influisce sul potere di riflessione delle nuvole e, quindi, sul raffreddamento del clima.
Luca Angelini per Meteoservice.net