Disastri d'Italia — 27 Agosto 2016

“Intorno alle 15 di lunedì 28 febbraio, durante le normali attività di perforazione del pozzo Trecate 24, che si trova in località cascina Cardana, i tecnici hanno trovato difficoltà.

Mentre si cercava di riprendere la perforazione si è rotta la parte bassa della batteria, si è cercato allora di far salire la trivella e a quel punto i dieci tecnici presenti sul pozzo si sono visti fuoriuscire un’erogazione incontrollata di idrocarburi.

Subito è scattato il sistema Agip per la sicurezza e sono state attivate tutte le squadre tecniche di pronto intervento.

Sul luogo dell’incidente è intervenuto anche il presidente dell’Agip SPA, Guglielmo Moscato, e in breve tempo si è deciso di fare intervenire due specialisti provenienti dal Texas per cercare di riportare la situazione alla normalità”.

È il responsabile per l’immagine dell’Agip, Rosario D’agata, a ricostruire in una conferenza stampa, martedì pomeriggio, al centro Oli di San Martino di Trecate, le vicende di queste ore angosciose.

Mentre gli specialisti, arrivati nella mattinata di martedì, perlustrano il luogo dell’incidente, si profilano i possibili modi d’intervento: a lungo termine, nel giro di alcune settimane, la possibilità di scavare un pozzo attiguo per incanalare gli idrocarburi; a breve termine un intervento diretto alla bocca del pozzo, più pericoloso per chi ci avesse lavorato.

Dalla falda, intanto, fuoriescono fra i quattrocento e i cinquecento metri cubi di idrocarburi al giorno, che ricadono sull’ambiente circostante e lo stravolgono gettando nel panico la popolazione.

Per il rischio di esplosioni, dapprima, e poi per il grado di tossicità della nube che si alza nell’aria.

E’ Luigi Torricelli, responsabile del distretto di Crema, del quale fa parte anche il Centro Olii di Trecate, a precisare: “Nella drammaticità dell’evento non c’è comunque rischio per le popolazioni circostanti.

Sono state evacuate le persone che abitano nel raggio di ottocento metri dal pozzo.

Per la popolazione dei paesi vicini non c’è alcun tipo di problema: la nube tossica, con presenza di idrogeno solforato, è altamente al sotto dei limiti di guardia.

Già ieri la ditta Sarpom e una ditta nostra contrattista ci hanno fornito dati rassicuranti: ieri l’acido solfidrico era di 0,4 e oggi di 0,1 parti su un milione.

Quindi, lo ripeto, non ci sono rischi per le popolazioni circostanti: l’odore dà fastidio ma non fa male.

E poi non è possibile dire che un incidente del genere era prevedibile.

-Ha sottolineato Luigi Torricelli.

È successo un incidente ma il “doveva succedere” non lo accetto”.

Gli interrogativi si spostano sul futuro: si riuscirà a ripristinare la zona circostante?

È come? “abbiamo in dotazione tutti i mezzi necessari per restituire il territorio circostante – è la risposta di D’Agata – .

Nel terreno circostante al pozzo sono già in funzione le vasche naturali per la raccolta del materiale che fuoriesce e poi si sta provvedendo ad utilizzare sostanze assorbenti per ridurre al minimo l’impatto ambientale”.

Quanto al risarcimento dei danni – ha concluso Luigi Torricelli – non esiste alcun tipo di problema.

Tutti i danni, che secondo le prime stime si aggirano attorno ad alcune decine di miliardi, verranno interamente pagati dall’Agip SPA”.

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