Per come ampiamente indicato nei giorni scorsi l’ondata di freddo siberiano è destinata, a partire da metà settimana, ad attenuarsi con una evoluzione rapida. Dopo aver inglobato europa centrale e mediterraneo settentrionale con una azione marcata ed anche precipitativa oltre le previsioni, la medesima, non trattenuta, prosegue la sua corsa verso ovest con un salto sul vicino oceano ad agganciare una depressione atlantica. L’assenza di resistenza della porta occidentale ne favorisce la fuga verso occidente e, inevitabilmente, la crisi. Difficile, però, che, a dispetto del conseguente graduale ritorno a correnti occidentali, si abbia la scomparsa del freddo così facilmente. Il rialzo di latitudine del flusso orientale e l’ingresso di richiamo meridionale è, naturalmente, destinato a produrre rialzi termici, ma occorre tener conto di orografia e latitudine. Tanto è che situazioni di questo tipo sono poi quelle che determinano precipitazioni nevose su tutto il nord e, magari, anche in forma consistente e persistente, in virtù del classico fenomeno dello scorrimento. La neve, in casi del genere, può, naturalmente, coinvolgere anche basse altitudini a latitudini più meridionali, in primis quelle del centro-nord, ma, certamente, solo in una prima fase e prima della trasformazione della neve in pioggia. Quanto sto scrivendo lo dicono a chiare note le mappe dei modelli da giorni e giorni e ne prendiamo atto, considerando l’ulteriore conferma degli ultimi run ma, e come sempre, ammettendo anche le possibili ovvie variazioni al tema che, di una scienza probabilistica come la meteorologia, fanno parte. La figura della situazione in quota ed al suolo riferita alle ore centrali di giovedi 1 marzo delinea, in modo netto, il richiamo scirroccale in mediterraneo che fa capo al polo freddo, oramai ben lontano e disposto, in veste di polo ciclogenetico, a ridosso delle coste occidentali della media europa…
Pierangelo Perelli