Un nuovo metodo di analisi spettroscopica rivela la natura di un discusso fenomeno geologico che si rinnova a ogni “estate” sul Pianeta Rosso: la comparsa stagionale di strisce di terra bagnata su alcuni pendii. Dunque su Marte c’è acqua allo stato liquido, probabilmente salata, almeno nei periodi più caldi dell’anno marziano.
Qual è la natura delle lingue scure e lunghe anche decine e decine di metri, che si formano e scendono dai bordi di numerosi crateri di Marte nei periodi più caldi dell’anno sul Pianeta Rosso?
Questo è uno degli enigmi di Marte, ed è stato finalmente risolto da Lujendra Ojha, del Georgia Insitute of Technology di Atlanta (Usa): per l’importanza dello studio (pubblicato su Nature Geoscience), la Nasa ha convocato una conferenza stampa durante la quale sono stati spiegati i dettagli.
Da quando il fenomeno è stato osservato per la prima volta e poi monitorato con continuità dalle sonde attorno a Marte, le ipotesi avanzate per spiegarlo sono state più d’una: tra queste, una delle più accreditate interpretava le strisce scure come il risultato di fuoriuscite di acqua dai bordi dei crateri. Ma gli strumenti orbitali non hanno la capacità di indagare in quelle strette fasce scure, non più larghe di 5 metri, e perciò è sempre mancata una risposta certa.
Sali e acqua. Lujendra Ojha ha messo a punto una metodologia per studiare lo spettro, ossia la composizione chimica, di un singolo pixel delle immagini che arrivano da Marte, e in questo modo ha dimostrato che a rendere scure quelle lingue la sabbia è la presenza di acqua salata.
Spiega il ricercatore: «L’analisi delle sabbie vicino alle lingue scure non mostrano la presenza di sali, e dunque essi fuoriescono insieme all’acqua: si tratta di perclorato di magnesio, trovato anche dove sta lavorando il rover della Nasa Curiosity, di clorato di magnesio e di perclorato di sodio».
DA DOVE ARRIVA L’ACQUA?
La risposta sull’origine dei flussi stagionali d’acqua potrebbe non essere semplice da trovare. Può essere legata alla presenza di ghiaccio che, durante l’estate marziana, all’aumentare della temperatura, si scoglie e fuoriesce in getti, e poi evapora velocemente. È un’ipotesi verosimile: non è necessario che la temperatura superi gli zero gradi centigradi per avere acqua liquida, perché la presenza di alcuni sali può portare la temperatura di liquefazione anche a -190 °C. E in certe regioni del pianeta la temperatura estiva può superare anche i 15 °C.
Ma questa ipotesi potrebbe valere per le fuoriuscite d’acqua in regioni prossime ai poli, in quanto è difficile che ci sia ghiaccio in abbondanza anche in prossimità dell’equatore, dove sono state osservate molte “striature”, benché in alcune regioni equatoriali sia stata rilevata la presenza ghiaccio attraverso analisi radar.
Per spiegare il ghiaccio equatoriale si è avanzata l’ipotesi che lì vi possano essere vere e proprie falde acquifere che con l’aumentare della temperatura producano degli sbuffi, come geyser. E non ultima è stata avanzata anche l’ipotesi che l’acqua derivi dalla condensazione di vapore acqueo atmosferico che, dopo essere penetrato nel terreno, ritorni poi in atmosfera.
Al momento, sulla base di ciò che sappiamo può anche essere che non ci sia una risposta univoca, ma che ci siano invece diverse valide spiegazioni alla presenza di acqua nelle diverse zone di Marte.
L’ACQUA SU MARTE C’È!
A beneficio dell’uomo. Non possono esserci fiumi o laghi, perché la bassa pressione dell’atmosfera marziana la fa evaporare appena in superficie, ma sapere che c’è ghiaccio e, meglio ancora, falde acquifere, è un bel punto di partenza per la prima base umana sul Pianeta Rosso.
Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), ha spiegato che «è la prima prova che dimostra l’esistenza di un ciclo dell’acqua sulla superficie di Marte».