Quando si pensa ai temerari dell’epoca vittoriana il nome di Annie Edson Taylor non è particolarmente ricordato. La Taylor era un’intrepida avventuriera che non era coraggiosa per il piacere dell’emozione ma per necessità, a causa delle precarie condizioni economiche. La sua storia è oltremodo affascinante.
Annie Edson Taylor non ebbe mai vita facile. Da bambina dovette condividere le magre risorse familiari con altri sette fratelli, che subirono la perdita del padre in età giovanissima. Quando ne ebbe la possibilità si diede da fare studiando per diventare insegnante, professione che in seguito riuscì ad intraprendere. La Taylor incontrò il futuro marito sui banchi di scuola, e la coppia concepì una bambina, regalando ad Annie i pochi momenti di felicità della propria vita. La figlia morì infante, e il marito la seguì dopo poco, lasciando la donna completamente sola. Dotata di poche risorse finanziarie, la Taylor attraversò gli Stati Uniti in lungo e in largo svolgendo diversi lavori per mantenersi, ma non raggiunse mai la stabilità economica.
Il salto
La donna ebbe allora l’idea di fare qualcosa di grande, per evitare una vecchiaia da povera senzatetto. Nel 1901 pensò di chiudersi dentro un barile e di lanciarsi dalle cascate del Niagara. La Taylor allora volle rivolgersi ad un agente, Frank Russell, per far diventare il proprio sogno una realtà. La coppia contattò i funzionari pubblici delle cascate del Niagara in modo da ottenere il permesso per quello che sembrava, praticamente, un suicidio. I funzionari accettarono di far tentare alla Taylor l’impresa solo dopo un test con un gatto in un barile uguale a quello che avrebbe protetto la donna. Il felino venne quindi lanciato dalla cima delle cascate, e riportò solo qualche lieve ferita alla testa.
Due giorni dopo il test fu il turno della Taylor di affrontare lo strapiombo delle cascate.
Il barile in cui venne rinchiusa la donna era alto circa 1,37 metri e largo 91 centimetri, e venne imbottito all’interno e zavorrato sul fondo per consentire un atterraggio verticale e senza un trauma troppo forte. Un team di tecnici assicurò la Taylor dentro al barile e lo pressurizzò con una pompa della bicicletta, e trasportò quindi barile e donna nel punto più alto delle cascate. La folla accorsa per vedere l’evento era di migliaia di persone, che rimasero col fiato sospeso per 20 minuti.
Improvvisamente il barile comparve fra le acque, con la Taylor priva di sensi, ma in condizioni globali buone, con solo un piccolo taglio sulla fronte. La donna ce l’aveva fatta, e raccontò in questo modo la propria esperienza: “Ho pregato ogni secondo che ero dentro al barile, tranne per alcuni secondi durante la caduta, quando sono piombata in stato di incoscienza. Nessuno dovrebbe mai tentare di farlo, preferirei camminare fino alla bocca di un cannone sapendo che sta per sparare piuttosto che fare di nuovo una caduta del genere“.
Il tradimento
Quando le cose sembrava che stessero per sistemarsi a dovere, garantendo un futuro prospero alla donna, l’agente che l’aveva aiutata ad organizzare l’impresa la tradì, rubandole il barile e riscrivendo la storia, assoldando una bambina per impersonare la Taylor.
Russell viaggiò per gli Stati Uniti guadagnando i frutti del lavoro e del rischio che corse la Taylor, che tentò in tutti i modi di rintracciarlo, ma senza successo. Taylor cercò quindi di rafforzare la propria storia e, nel 1906, si tuffò un’altra volta da una cascata, questa volta molto più bassa (le Cararact Falls), senza ottenere però un qualche tipo di attenzione.
Il negozio e la fine
Durante l’ultimo periodo della sua vita e con un ultimo sforzo per allontanare lo spettro di una vecchiaia in miseria, la Taylor aprì un negozio di souvenir (molto improvvisato) alle cascate del Niagara, e trascorse gli ultimi anni della sua vita firmando autografi, posando per le fotografie con i turisti e vendendo repliche della botte che l’aveva protetta durante il salto dei 52 metri di altezza di dislivello.
Le foto dell’impresa alle cascate del Niagara:
Fonte Vanillamagazine