27-10-2015 – Salve a tutti; proseguiamo le nostre chiacchierate serali in merito alla evoluzione nel medio e lungo termine a scala emisferica, sebbene vi siano alcuni argomenti nel breve termine che meriterebbero anch’essi un’ampia trattazione, che approfondiremo in successivi editoriali.
Questa sera iniziamo la nostra esposizione partendo dai “piani alti“, ovvero dalle quote stratosferiche, per l’importanza che l’evoluzione delle figure bariche a tali altezze potrebbe assumere, indirettamente, nelle vicende meteorologiche di buona parte del mese di Novembre nel Mediterraneo.
La carta seguente illustra le temperature previste alla quota geopotenziale di 10 hPa (circa 30 km) alla data del 12 Novembre (fig.1).
fig.1
Balza subito all’occhio il notevole raffreddamento nell’area artica, con valori previsti fino a -76° C. Sebbene si stia parlando di quote elevatissime (30 km), il dato in esame è notevole; per avere una scala di valori, la fig.1 può essere confrontata con l’andamento della temperatura registrato, ad esempio, negli ultimi tre mesi del 2013 alla medesima quota, in occasione di un importante cooling (raffreddamento) stratosferico, con valori analoghi raggiunti a fine anno, al massimo della potenza del Vortice Polare Stratosferico (fig.2).
fig.2
Ma perchè è così importante seguire le sorti del Vortice Polare Stratosferico (VPS) e , soprattutto, i valori di temperatura registrati alle quote stratosferiche??
Il motivo è abbastanza immediato; in buona sostanza, freddo in quota significa approfondimento della struttura del Vortice polare, con valori di geopotenziali più bassi al polo, incremento del differenziale termico e barico con le latitudini inferiori, raffittimento delle isobare, potenziamento e innalzamento di latitudine del jet stream polare. In parole più semplici, il Vortice polare si rafforza e tende chiudersi nelle regioni artiche, ruotando più velocemente (legge della conservazione del momento angolare, il famoso esempio della pattinatrice che chiude le braccia e ruota più velocemente).
Al momento, tutto questo è previsto accadere alle quote stratosferiche, dove al cooling mostrato corrisponde unna struttura del VPS nello stesso periodo molto compatta (fig.3).
fig.3
Cosa può accadere ai piani inferiori, ovvero alle quote troposferiche (<12 km), dove avvengono tutti i fenomeni meteorologici??
Generalmente, quando il compattamento della struttura del VPS è molto forte, avviene il cosiddetto “condizionamento” alle quote troposferiche, nel senso che l’aumento di velocità angolare della struttura del VPS si ripercuote sul Vortice polare Troposferico (VPT), come una pila di dischi su un supporto verticale a cui venga impressa una rotazione in alto, che, se sufficientemente volitiva, riesce a trasmettere la rotazione anche a quelli in basso.
Cosa sta succedendo quindi in troposfera attualmente??
Abbiamo visto come, in realtà, una chiusura del VPT sia prevista dai modelli ai primi di Novembre e, pertanto, sembra che le due azioni possano essere correlate (coupling strato-tropo, fig.4).
fig.4
In tal caso, oltre all’AO, oscillazione artica, aumenterebbe anche il NAM (north anular mode) l’indice che tiene conto dello stato del VP a tutte le quote.
Ma non tutto è perduto, potremmo dire, i modelli continuano a proporre tentativi sempre piuttosto energici dell’anticiclone in Atlantico di sfondare in Artico; tale azione, se reiterata e riproposta, potrebbe davvero indicare la strada per uscire dallo stallo (fig.5).
fig.5
La figura 5 è riportata è tratta dal run 00 del modello americano, più ottimista degli altri, con l’arrivo del freddo nelle nostre regioni (fig.6).
Ma quello che conta, in fig.5, non è tanto l’arrivo della colata fredda nelle nostre regioni, quanto la geometria piuttosto articolata della pulsazione anticiclonica verso l’artico, in continua spinta, con alleggerimento dei gpt al polo nord. Viene inserita anche l’incognita della spinta aleutinica, ora sopita, ma che potrebbe ripartire.
Insomma, l’eventuale condizionamento stratosferico non è affatto scontato. Infatti, qualora l’azione in Atlantico dell’alta pressione sortisse i suoi effetti, potremmo davvero ritrovarci in inverno, con arrivo di aria fredda dai quadranti nordorientali (ved. editoriale). Dipenderà tutto da quanto intensa sarà l’azione stratosferica ai piani inferiori e dalla risposta troposferica; in tale contesto, da considerare assolutamente l’influenza del NINO strong che, teoricamente, dovrebbe fornire un contributo caldo verso le regioni artiche, specialmente nella regione aleutinica (Pacifico più caldo del normale). Attenzione quindi al “braccio di ferro” nell’artico scandinavo tra il VP e la probabile pulsazione azzorriana (wave 2 troposferica), se dovesse vincere il secondo si aprono prospettive molto invitanti per gli amanti del freddo e della neve.
Ciao ciao
Ilario Larosa (meteogeo)