E’ allarme per il fiume Po dal quale dipende gran parte dell’irrigazione del made in Italy
Ammonta ad almeno 200 milioni di euro il conto dei danni causati in un mese dal caldo africano nelle campagne italiane, tra ortaggi, frutta e mais “bruciati”, cali di produzione di latte e uova e maggiori costi energetici e di irrigazione, tanto che in alcune zone come la Lombardia è stato chiesto lo stato di calamità. A fare il primo bilancio degli effetti dell’eccezionale ondata di afa è la Coldiretti, con le temperature record di luglio (minime superiori di 3,7 gradi alla media del periodo) che stanno letteralmente “bruciando” la frutta e gli ortaggi, compresi i trapianti di maggio e giugno del pomodoro, così come sono in difficoltà le coltivazioni di mais necessarie per l’alimentazione degli animali che hanno bisogno di una adeguata irrigazione. Ed è allarme anche per il livello del fiume Po dal quale dipende gran parte dell’irrigazione dei prodotti più rappresentativi del made in Italy. Al calo della produzione dovuto allo stato di sofferenza delle piante si aggiungono dunque – sottolinea la Coldiretti – i maggiori costi per farle sopravvivere.
Pesante anche la situazione nelle stalle che pagano il conto più salato con i danni che rappresentano oltre la metà del totale – sottolinea Coldiretti – anche perché le mucche a causa dello stress producono in media a livello nazionale il 10-15 per cento in meno di latte. Un calo che significa una perdita di 100 milioni di litri di latte in un mese. Sono così scattate – sottolinea la Coldiretti – le misure anti afa e gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi piu’ freschi. Ma sono già entrati in funzione – aggiunge la Coldiretti – ventilatori, doccette e condizionatori per rinfrescare le mucche.
Una situazione che determina un aumento dei costi alla stalla per i maggiori consumi di acqua ed energia che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere all’assedio del caldo. Ma anche nei pollai – continua la Coldiretti – si è già registrato un calo che è arrivato al 10 per cento nella deposizione delle uova per gli effetti del caldo sulle galline, mentre i maiali sono arrivati a mangiare il 40 per cento in meno della loro razione giornaliera.
Pure le api soffrono – rileva la Coldiretti – tanto che per il caldo volano meno e tendono a rimanere a terra senza riuscire piu’ a prendere il polline, a conferma di come l’aumento delle temperature provochi pesanti effetti sulle piante e sugli animali come sulle persone. Le api sono un indicatore dello stato di salute della natura e la loro scarsa attività è una prova della grave criticità provocata dalle temperature anomale. Il problema – conclude Coldiretti – non riguarda solo la produzione del miele ma viene a mancare l’indispensabile azione di impollinazione dei fiori, ancora necessaria per le coltivazioni agricole.
Fonte: www.coldiretti.it