Premessa: quanto trattato in questo approfondimento non vuole dimostrare alcun nesso tra l’attuale ondata di calore in atto su una parte dell’Europa (e sull’Italia) e il riscaldamento climatico globale in atto a livello planetario.
Lo studio che vogliamo proporvi quest’oggi, condotto dai ricercatori del CNR, rivela che, se qualcuno ancora non lo sapesse, il cambiamento climatico in atto non è uguale in tutte le aree della Terra. Esistono punti caldi, chiamati “hot spot“, dove gli effetti sono sensibilmente maggiori. Si tratta di aree che si stanno riscaldando più rapidamente di altre, facendo osservare variazioni importanti nei valori medi e nella variabilità inter-annuale di temperatura e precipitazione.
Amazzonia, Sahel, Africa occidentale, Indonesia e Asia centro-orientale sono le aree del mondo più interessate dal cambiamento climatico. Ma anche il Mediterraneo ne è coinvolto. È quanto emerge dallo studio dei ricercatori dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima e dell’Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr, pubblicato su Geophysical Research Letters della American Geophysical Union.
In generale, tuttavia, quasi tutte le regioni del mondo mostrano cambiamenti evidenti in almeno alcuni dei parametri climatici presi in considerazione ( ). Nel bacino del Mediterraneo, in particolare, la temperatura media estiva è cresciuta di circa un grado negli ultimi cinquant’anni, parallelamente all’aumento del rischio di onde di calore estive. I cambiamenti registrati in tali parametri possono avere effetti importanti sugli ecosistemi, sulle produzioni agricole, sulla disponibilità di risorse idriche, sul rischio idro-geologico.
Gli hot spot identificati sono in accordo con quelli evidenziati dalle proiezioni fornite dai modelli del clima globale, dei quali quindi si conferma la validità, conclude Provenzale, patron del lavoro. Ciò indica che il cambiamento globale non è una mera ipotesi futura, ma un processo già in corso.
Luca Angelini per meteoservice.net