Si parla spesso di cibi destinati a scomparire per effetto dei cambiamenti climatici. Ora la prima valutazione scientifica su come il riscaldamento globale sta influenzando la qualità della nostra alimentazione – rendendola meno sana – non risolleva certo il morale: entro il 2050, il global warming potrebbe causare oltre mezzo milione di morti correlate a una cattiva alimentazione.
Meno fibre e vitamine. In base allo studio pubblicato su The Lancet, la bassa produttività dei campi legata a siccità o a eventi naturali estremi come uragani o alluvioni, è destinata a far diminuire nei piatti la presenza di frutta e verdura, e aumentare il consumo di carne rossa e altri alimenti meno salutari. Le conseguenze? Aumento del peso corporeo e del rischio di cancro e malattie cardiovascolari, solo per citarne alcune.
Piatti più vuoti. Anche un minimo peggioramento nella produzione di cibo può avere ricadute importanti sull’alimentazione individuale. Livelli di gas serra come quelli di oggi potrebbero portare a una riduzione giornaliera di cibo pari a 99 calorie a persona, e a un calo del 4% nell’apporto di frutta e verdura. Complessivamente, questi cambiamenti alimentari potrebbero causare la morte di oltre 500 mila persone entro 35 anni.
Sui più poveri. Tre quarti dei decessi ipotizzati dalle simulazioni si verificherebbero in Cina e India; ma sarebbero particolarmente colpite anche le regioni povere dell’ovest del Pacifico (264 mila morti) e del Sudest asiatico (164 mila). Considerando il reddito pro-capite, risentirebbero in particolare delle conseguenze di un’alimentazione insufficiente anche gli abitanti di Grecia (124 decessi per milione di abitanti) e Italia (89 decessi per milione).
Fonte: www.focus.it