I cambiamenti climatici possono causare anche una guerra. La guerra in Darfur, nel Sudan occidentale, scoppiò nel 2003: miliziani arabi e governo vorrebbero controllare i terreni fertili della zona cacciando gli agricoltori della zona. La radice del conflitto, quindi, sta nella progressiva desertificazione causata dalla diminuzione del 30% delle precipitazioni negli ultimi 40 anni.
Al centro delle diatribe anche la storica avversione tra la popolazione nera originaria della regione e quella nomade, di origine araba. Queste diatribe in zona sono iniziate centinaia di anni fa ma sono aumentate dagli anni ’60 e sono esplose con una vera e propria guerra nel 2003. E’ in questo anno che nascono le milizie Janjawid, militanti islamisti reclutati tra i nomadi arabi che nel giro di poco tempo, potendo contare sul consenso non dichiarato del governo, avviano una vera e propria carneficina ai danni della popolazione nera originaria del Darfur. Nascono allora l’esercito di liberazione del Sudan e il Movimento per l’Uguaglianza, le due principali forze di opposizione ai Janjawid, che però si scagliano anche contro obiettivi governativi.
Tutto questo ha provocato, dal 2003, trecento mila morti ufficiali ed oltre 2,7 milioni di profughi. Nel 2008 è stato stipulato un accordo di pace ma il testo, però, non è stato firmato da tutte le parti in conflitto.
Nel 2010 arriva il secondo accordo di pace. Firmato tra Al Bashir e i ribelli. Si dichiara la fine della guerra. Tra il 2013 e 2014 nella regione riprende il conflitto. Un altro mezzo milione di persone lascia il Darfur nella speranza di riuscire a salvarsi.
Fonte notizia: www.meteogiuliacci.it