Domenica 18 maggio 1980; Ian Curtis cantante dei Joy Division si suicida a Macclesfield sobborgo di Manchester, impiccandosi al soffitto della cucina della casa della moglie Deborah dalla quale si era separato.E’ la stessa Deborah a rinvenire il cadavere. Le sue ultime ore un mix struggente di emozioni e situazioni.
Un ragazzo di 23 anni che sta per entrare nell’empireo del Rock destabilizzato sul piano sentimentale e devastato fisicamente dalla dipendenza farmacologica, dai sensi di colpa e dalla paura, vive i suoi ultimi momenti ascoltando il suo album preferito “The Idiot” di Iggy Pop, guardando il film di Werner Herzog ” La ballata di Stroszek” fumando molto e trangugiando innumerevoli caffè.
Su di un bigletto scritto di suo pugno, le ultime drammatiche frasi “In questo istante vorrei essere morto. Non riesco più a lottare”.
Ian Curtis è il leader dei Joy Division e da poco è diventato un idolo grazie ad un pezzo orecchiabile ( caratteristica assolutamente inusuale nel suo songwriting) che racconta la fine della sua storia con la moglie. Il brano entra nel Top Ten britannica, un Tour negli Usa sta per iniziare ed il successo è alle porte. Ma dietro a tutto questo c’è la storia di un’esistenza difficile. Seppur dipinto da compagni del gruppo come guascone ed ironico, Ian sofferente di epilessia è anche umoralmente instabile depresso e triste.
La sua drammatica fine ha scatenato una ridda di voci sulla sua persona in cui i confini tra romanzo, toni epici e verità sono spesso non ben definiti.
Qualunque sia la verità non credo di sbagliare dicendo che le emozioni da lui vissute, la sua rabbia, la frustrazione, la depressione, la paura,financo le inquietudini e la fragilità, si ritrovano evocate in maniera onesta nella musica dei Joy Division.
Il grande merito di Ian, di Bernard Sumner, Peter Hook e del batterista Stephen Morris è quello di avere traghettato la musica post punk negli anni Ottanta, di avete traghettato la new wave nell’eternità, con un sound che esulava dal rock e dal punk e di avere creato un solco entro il quale si sono mossi moltissimi artisti dopo di loro ( i primi U2 intanto) “Closer” è’ il testamento di Curtis; copertina profetica con foto macabra e funerea scattata nel cimitero monumentale di Staglieno, in Liguria e subito l’invito fatto dalla voce baritonale di Curtis ad entrare nel mondo delle “tenebre ”
Questa è la strada, entrate”“ declama in Atrocity Exhibition”. Ma la fatalità della sua decisione etrema ( Passover “Trapasso”), il senso di disadattamento ( “Colony) il destino segnato, tutto è già scritto in queste e nelle altre tracce dell’album. A Ian Curtis incompreso da tutti e prima ancora da se stesso non rimane che andarsene.
A noi rimane un grande album
https://youtu.be/j3suV4k7gF0