Quando si parla di iceberg, una delle prime cose che vengono in mente è la tragedia del Titanic, che il 15 aprile 1912 affondò nelle acque dell’Oceano Atlantico, a seguito di una collisione con uno di questi giganteschi blocchi di ghiaccio. Essi sono appunto grandi masse ghiacciate che si staccano da un ghiacciaio, o da una piattaforma di ghiacciai, e galleggiano sul mare andando alla deriva. La parte visibile è solo la “punta dell’iceberg”, perché il 90% della massa rimane sommersa. Per essere classificato come iceberg, il blocco di ghiaccio deve misurare almeno dai 5 ai 15 metri di altezza, e dai 16 ai 60 metri di lunghezza. Il più grande iceberg mai registrato è stato quello denominato B-15, che si staccò dalla Barriera di Ross, in Antartico, nel 2000: era lungo 295 chilometri e largo 37 chilometri, con una superficie di 11.000 chilometri quadrati. Gli iceberg certamente rappresentano un pericolo per la navigazione, ma sono di grande aiuto per lo studio dei ghiacciai, delle correnti oceaniche, e del riscaldamento globale.
Gli iceberg non sono sempre e solo bianchi, a volte presentano bellissime striature, che si formano quando, sotto la pressione della sua massa, l’acqua marina ghiaccia, inglobando materia organica e minerali.
Le strisce colorate possono formarsi anche nei ghiacciai, prima che l’iceberg se ne separi: se si formano delle fratture abbastanza alte, queste possono essere riempite da acqua sciolta, che poi ghiaccia nuovamente, producendo striature bluastre.
Un evento particolare è il capovolgimento di un iceberg, dovuto a diversi fattori, compreso il suo parziale scioglimento. Lo spettacolo di un iceberg capovolto è incredibile e quasi ultraterreno, il colore può variare dal verde al blu intenso, e rimarrà tale fino al suo scioglimento
Fonte: Vanillamagazine.it