Arrivano pessime notizie dall’Australia riguardo lo stato di salute della Grande barriera corallina. Infatti, le temperature dell’Oceano Pacifico hanno subito un’impennata, dovuta sia al riscaldamento globale sia a un El Niño particolarmente intenso, che a sua volta ha avuto effetti devastanti sui coralli, diventati pallidi e malati.
Lo sbiancamento dei coralli non è un fenomeno sconosciuto – lo era fino agli anni Ottanta – ma la portata di questo evento è di gran lunga maggiore, e le conseguenze potrebbero essere drammatiche. Le barriere coralline, infatti, ospitano un ecosistema vivace e variegato. Nonostante occupino solo lo 0,01 per cento del fondale marino, accolgono circa il 25 per cento delle specie marine, e se i coralli dovessero morire, esse si ritroverebbero in un ambiente sterile, senza casa né nutrimento.
La Grande barriera corallina, che si sviluppa su oltre 1.200 chilometri, lungo la costa nordorientale dell’Australia, ospita ben 1.500 specie ittiche. La sua porzione più settentrionale, quella che meno subisce l’inquinamento dovuto alle attività umane, è abitualmente frequentato da dugonghi e tartarughe marine.
Tuttavia, è proprio questa l’area maggiormente colpita dallo sbiancamento dei coralli. Normalmente, i coralli vivono in simbiosi con l’alga zooxantella che si sviluppa assorbendo diossido di carbonio fornendo in cambio delle sostanze nutrienti.
Quando la temperatura dell’acqua diventa troppo calda, i coralli espellono le alghe e, così facendo, non solo “impallidiscono”, ma perdono anche la fonte principale di cibo e rischiano di morire.
Quando le temperature tornano ai livelli ordinari, la situazione torna alla normalità: i coralli riaccolgono le zooxantelle e tornano, lentamente, in salute. Ma alcuni di loro, nel frattempo, potrebbero essere morti e, nel caso di quelli più grandi, vecchi di secoli, che ospitano le specie più grandi, il danno è praticamente irreparabile.
Le autorità australiane hanno lanciato l’allarme, ma il fenomeno non si limita alla Grande barriera corallina. Lo sbiancamento dei coralli è stato registrato anche in Tanzania, nella Polinesia francese, alle Fiji, alle Seychelles, alle Galapagos, e potrebbe presto riguardare i Caraibi, l’Oceano Indiano e il Sudest asiatico. Questo processo, è evidente, fa comunque parte dell’ormai accelerato e irrefrenabile cambiamento climatico.
Di seguito le drammatiche immagini registrate dal WWF.
Fonte Segnidalcielo