Climatologia — 22 Giugno 2015

Di recente il N.O.A.A. (National Oceanic and Atmospheric Administration) e la N.A.S.A. sono stati colti in flagrante a falsificare le statistiche circa il riscaldamento globale, ricorrendo ad una serie di stratagemmi e di aggiustamenti tali da nascondere lo hiatus, ossia la pausa di circa quindici anni nell’aumento delle temperature. Danno conto di queste sfacciate frodi, utili a promuovere l’Agenda 21, numerose fonti sia giornalistiche sia scientifiche.

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Leggiamo nell’articolo intitolato “Le falsificazioni sul global warming”: “La teoria del global warming è sostenuta da una serie di dati che più volte è stato dimostrato essere stati ‘ritoccati’. I principali artefici di queste alterazioni sono gli stessi produttori dei dati, i due enti responsabili della catalogazione delle misure: la N.A.S.A. ed il N.O.A.A. In alcune occasioni, per rispondere alle accuse, i responsabili delle modifiche hanno ammesso che erano state apportate delle correzioni che hanno definito, però, ‘riallineamenti’ o ‘sistemi statistici’ condotti con lo scopo di ‘rendere i dati più coerenti’, di ‘normalizzarli’.

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“Gli scienziati del N.O.A.A. hanno ‘trovato’ una risoluzione ai quindici anni di hiatus (pausa) del riscaldamento globale. Essi ‘hanno regolato’ la temperatura del riscaldamento, annullandone così la sospensione”. Questo denuncia Michael Bastasch nel testo tradotto e rilanciato da Enzo Ragusa.

Dunque finalmente trionfa la verità sulla truffa del riscaldamento planetario di origine antropica, attribuito all’aumento di concentrazione in atmosfera di CO2? Sì e no. Sì, perché la frottola dei cambiamenti climatici causati dal biossido di carbonio si rivela per quello che è, ossia una gigantesca bugia funzionale ad implementare le nefaste politiche pseudo-ambientaliste. No, perché gli esperti che, con lodevole zelo, denunciano le contraffazioni sul global warming, tacciono a proposito della geoingegneria clandestina, la principale causa degli sconvolgimenti meteorologici e della distruzione dei biomi. No, ora che sta emergendo la verità sugli imbrogli perpetrati da “prestigiosi” enti “scientifici”, non possiamo dormire sonni tranquilli tra due guanciali: ad esempio, in Italia il mese di giugno è stato inaugurato da una micidiale alta pressione artificiale con caldo rovente, siccità e caduta verticale dei parametri riguardanti l’umidità relativa.

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Se le temperature oceaniche in questi ultimi tre lustri sono rimaste pressoché invariate, se i valori termici planetari non denotano un incremento correlato al CO2, è indiscutibile che lo strato di ozono è paurosamente deteriorato, è indiscutibile che l’inaridimento di Gaia, alternato a disastrose alluvioni, è un preoccupante dato di fatto. Nell’Artico i ghiacci non si sono sciolti del tutto, ma la devastazione, provocata dalle coltri chimiche e dai riscaldatori ionosferici, è in corso. Non ci pare che la California, grazie all’interruzione del presunto global warming, sia un paradiso, tutt’altro.

Insomma, gli studiosi che screditano le balzane teorie alla Al Gore vedono il filo d’erba, ma ignorano la foresta. Non vorremmo che l’enfasi sulla falsificazione dei dati circa le temperature globali e la fanfara a proposito dell’influsso di agenti naturali (attività solare, radiazioni cosmiche etc.) sulle dinamiche del clima, tutti eventi innegabili, fossero un pretesto per nascondere le conseguenze sia di un modello di “sviluppo” aberrante (incentrato sull’uso di combustibili fossili ed uranio che potrebbero essere sostituiti, ad esempio, dalla Z.P.E.) sia soprattutto le laceranti, profonde ferite generate dalla geoingegneria illegale.

Esiste una “verità” più dannosa della menzogna ed è una “verità” parziale, addomesticata

Fonte: tankerenemy.com

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