DU ERIC ZUESSE

unz.com

Il Bollettino degli Scienziati Atomici ha pubblicato uno studio, il 1 ° marzo 2017, che iniziava così:

Il programma di modernizzazione delle forze nucleari statunitensi è stato ritratto come uno sforzo per rendere sicure le testate nucleari: in realtà ne migliora di molto le capacità militari. Il programma ha implementato nuove e rivoluzionarie tecnologie che aumentano notevolmente la capacità di targeting dell’arsenale balistico U.S.A. La forza distruttiva dei missili è aumentato di circa tre volte – e sta a dimostrare la volontà di compiere una guerra nucleare muovendo per primi una mossa a sorpresa (first strike.).

 Lo studio continua:
Poiché le innovazioni appaiono, ad un occhio inesperto, di piccola portata, i responsabili politici al di fuori (e forse anche all’interno) del governo americano non si rendono affatto conto del suo impatto rivoluzionario e delle sue importanti implicazioni per la sicurezza globale.
I co-autori di questo studio sono i tre migliori scienziati americani specializzati nell’analisi delle armi e soprattutto dell’equilibrio geostrategico tra le nazioni: Hans Kristensen, Matthew McKinzie e Theodore Postol. Il loro report prosegue:
Questo vasto aumento della capacità di targeting nucleare, in gran parte nascosto al grande pubblico, cambierà il modo in cui le intenzioni statunitensi verranno percepite. I russi certamente si accorgeranno di questo fatto e lo riterranno un ulteriore indizio di un possibile attacco nucleare americano – una eventualità che comporterebbe contromisure adeguate. Si rischia una risposta nucleare ad un falso avvertimento di attacco.
 Gli autori spiegano perché un inizio accidentale della terza guerra mondiale è più probabile provenga dalla parte russa:

Mosca non dispone di un sistema spaziale di allarme a infrarossi, ma si basa principalmente sui radar di allarme rapido a terra per rilevare un attacco missilistico americano. Poiché questi radar non possono vedere oltre l’orizzonte, la Russia ha meno della metà dei tempi di preavviso rispetto all’avversario (30 minuti contro 15 o meno).

In altre parole: mentre Trump avrebbe circa 30 minuti per stabilire se Putin abbia lanciato un attacco blitz, Putin ne avrebbe meno di 15 per determinare se Trump lo abbia fatto. Se alla fine di quel periodo, da ambo i lati, non si fosse sicuri dell’attacco altrui, allora uno dei due sarebbe obbligato a lanciare un attacco blitz contro l’altro. Non farlo risulterebbe non solo in un pianeta intossicato, con inverno nucleare e fame universale, ma anche in una scandalosa assenza di rappresaglia, il che costituirebbe un’ulteriore umiliazione.

È ovvio che le decisioni di un leader in una situazione del genere sono guidate dal pensare alle conseguenze e non alla propria reputazione: ma con 15 e 30 minuti per decidere, il rischio di una guerra nucleare è ora incredibilmente alta. Morirebbero praticamente tutti, direttamente o per le sue conseguenze. I pericoli del riscaldamento globale non sono neanche paragonabili.

La domanda a questo punto è: come si arrivati fino a qui? I co-autori fanno ripetutamente riferimento all’élite in cima al governo americano come una delle cause principali. Solo una ristretta cerchia di individui, di solito una mezza dozzina o anche meno, sanno veramente l’obiettivo strategico principale dell’operazione e i principali mezzi tattici che vengono messi in atto per eseguirla. In questo particolare caso, essa non includerebbe i capi dipartimento; ma dato che la decisione di attuare la “super-fuze” su “tutte le testate installate sui sottomarini missilistici balistici statunitensi” è stata presa da Obama, è lui il principale colpevole. Trump, in quanto successore, non ha tuttavia dato alcuna indicazione di voler desistere dall’attaccare la Russia. Se non dirà di voler rinunciare ai “super-fuze”, allora vorrà dire che sta prendendo possesso del piano di Obama. Di solito, in una situazione del genere, il leader che ha ereditato un tale piano e che faccia intendere di volerlo abortire verrebbe assassinato; e quindi, se Trump dovesse cercare di farlo, certamente cercherà di nasconderlo fino a che il piano non venga effettivamente disattivato e non rappresenti più una minaccia.

 Si è giunti alla crisi attuale perché gli americani si sono convinti di usare il nucleare per attaccare e non solo per difendersi (in precedenza vigeva il concetto di “distruzione mutua assicurata”). A cambiare questa mentalità ci pensarono due articoli del 2006 di due prestigiosi giornali di relazioni internazionali, Foreign Affairs ed International Security, che introdussero entrambi  il concetto di “primato nucleare” o la (presunta) desiderabilità per gli Stati Uniti di pianificare una conquista nucleare della Russia. Prima di questi due articoli (entrambi scritti dagli stessi due autori), qualsiasi idea di questo tipo era considerata insensata, ma da allora è diventata invece la corrente principale. Come spiega il link, bisogna tornare al 24 febbraio 1990, quando Bush senior, allora presidente, avviò in segreto l’operazione che aveva come fine ultimo la conquista della Russia (tutto documentato).
Questo articolo è stato pubblicato con la speranza che il presidente lo commenti pubblicamente, anche solo per ridicolizzarlo, in modo da evitare di essere assassinato.
 Siamo in un momento storico estremamente pericoloso, e Trump si trova ora in una situazione molto delicata. Se mai il mondo ha mai avuto bisogno di una leadership coraggiosa, questo è il momento; senza, potremmo presto andare tutti all’inferno. Cambiare rotta ora, 27 anni dopo l’inizio di questo cammino, è enormemente difficile, ma non ancora totalmente impossibile. Qui ci troviamo al momento attuale:  dal colpo di stato in Ucraina nel 2014, gli acquisti di bunker “a prova di nucleare” sono aumentati a dismisura.
Questo pericolo estremo è la nuova realtà globale. Se la minaccia non viene eliminata, si giungerà ad una escalation – a prescindere da quale parte colpirà per prima. La decisione – invadere la Russia o abortire il progetto – può essere presa solo da Trump. Se rimane in silenzio sulla questione, allora Putin penserà di dover colpire per primo. Non si è messo da solo in questa posizione, ce lo hanno messo gli americani. Speriamo che rinsaviscano, ora.

Eric Zuesse

Estratto da:

Fonte: www.unz.com
Link: http://www.unz.com/article/americas-top-scientists-confirm-u-s-goal-now-is-to-conquer-russia/
4.05.2017

Traduzione per www.comedonchiciotte.org a cura di HMG

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