Curiosità dal Mondo & Misteri — 24 Giugno 2015

Da: Focus.it.

Oggi 81 anni fa una foto sgranata riaccendeva le voci sulla misteriosa creatura del lago scozzese. Una bufala nata da una vendetta personale e ispirata ad antiche leggende.

Il 21 aprile 1934 il tabloid britannico Daily Mail pubblicava una foto destinata a entrare nell’immaginario collettivo: lo scatto-truffa del presunto “mostro” di Loch Ness. La bufala è ricordata oggi a 81 anni esatti di distanza in un Doodle di Google, in cui si vedono tre creature aliene guidare un sottomarino giocattolo alla base di un lungo collo nero.

L’autore. Un’interpretazione non così distante dalla realtà. Lo scatto era stato realizzato, alcuni giorni prima della pubblicazione, da Robert Kenneth Wilson, un ginecologo di Londra (soprannominato the Surgeon, il “chirurgo” dal tabloid che ne mantenne l’anonimato) in Scozia, insieme ad altre foto la cui vera natura fu rivelata nel 1994, grazie a un’analisi del Centro di Loch Ness.

Per vendetta. Wilson aveva attaccato un modellino di collo di serpente a un sottomarino giocattolo nascosto sotto i mulinelli visibili sulla superficie dell’acqua. Il dispositivo era stato creato da Christian Spurling, un amico di Wilson, e dal suo patrigno Marmaduke Wetherell, che nel 1933 aveva detto di aver trovato nei pressi di Loch Ness alcune impronte giganti riconducibili forse a un misterioso abitante del lago. Wetherell era stato pubblicamente smentito dal Daily Mail e lo scatto, secondo quanto confessò Spurling prima di morire, doveva essere una sorta di rivincita nei confronti del tabloid.

Tanto bastò per alimentare il mito di una enorme creatura, forse – ipotizzarono alcuni – un plesiosauro, un rettile acquatico del Triassico sopravvissuto all’estinzione – nascosta nelle acque del lago scozzese profondo 227 metri.

Tradizione radicata. Lo scherzo di Wilson si basava in realtà su una antica leggenda diffusa attorno al 565 d.C. quando, secondo il racconto del monaco irlandese San Colombano nel suo Vita Sancti Columbae, un abitante delle coste del fiume Loch Ness, emissario dell’omonimo lago, venne assalito e ucciso da una “selvaggia bestia marina” uscita strisciando dalle acque e respinta dal monaco a suon di preghiere.

Se non vedo non credo. Naturalmente ogni tentativo scientifico di scandagliare i fondali del lago alla ricerca di “Nessie” (come è stato soprannominato il mostro) si è rivelato infruttuoso.

Del mostro nessuna traccia: e chi non ci crede può sempre provare a cercarlo con Google Street View. Nella mappa del lago, il classico omino giallo di Google si trasforma nella sagoma di Nessie, ed è possibile esplorare alcune porzioni dello specchio d’acqua scozzese per controllare con i propri occhi l’eventuale presenza di “intrusi”.

Fonte: Focus.it

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