Il surriscaldamento in atto nella atmosfera del pianeta è un dato di fatto e non un’opinione e ha fatto bene il consesso mondiale (vedi Summit di Parigi) a prendere serie contromisure per attenuare l’impatto sul clima e sulla salute della terra. Insomma l’uomo non può attendere oltre, sperando che sia “madre natura” a toglierci le castagne dal fuoco
Però dando uno sguardo a ciò che bolle in pentola , potremmo affermare che sono in atto alcuni fenomeni al livello planetario che potrebbero mitigare nei prossimi 10-20 anni il clima del pianeta.
Eccoli:
1. le acque del Nord Atlantico hanno iniziato a raffreddarsi, in sintonia con quel ciclo noto come AMO (Ataltic Multidecadal Oscillation)
2. l’attività del sole, espressa dal numero di macchie solari (SSN = SunSpot Number) presenti sulla superficie le pianeta , dopo avere raggiunto un massimo tra il 1970 e il 2000, ora è in fase di forte declino tanto che per trovare altri periodi simili di sole “così pigro” bisogna andare in dietro fino al fine del 1900. Del resto vari studi hanno dimostrato come un sole con debole attività favorisca inverni più rigidi anche sul continente europeo;
3. la fusione dei ghiacci polari potrebbe rallentare la corrente del Golfo (come descritto nel celebre Film “The day after tomorrow”). Oggigiorno non vi sono ancora sintomi di questo rallentamento ma siccome la fusione dei ghiacci polari è un dato di fatto, prima o poi- ma non più tardi di 20-30 anni – tale rallentamento dovrà palesarsi.
Già tra il 1960 e il 1975 vi era stata la fortuita concomitanza di AMO al minimo valore e di una attività solare molto debole e infatti quegli anni furono caratterizzati da inverni molto freddi tanto che qualche scienziato incautamente azzardò l’ipotesi di una imminente “glaciazione”.
In questo articolo rinfrescheremo le caratteristiche dell’AMO (Atlantici Multidecadal Oscillation), il suo stato attuale, la sua probabile evoluzione nel corso dei prossimi 10-20 anni e le conseguenti ripercussioni sul clima dell’Europa.
L’AMO, ovvero le anomalie di temperatura nelle acque superficiali dell’Atlantico (SST) nel’area compresa tra l’equatore i 70° di latitudine, oscilla tra fasi calde (temperature al di sopra della media) e fasi fredde (temperature la di sotto della media), con un ciclo che dura circa 66 anni: 33 anni il riscaldamento seguiti da 33 anni di raffreddamento.
L’AMO a sua volta è modulata da rafforzamento e indebolimento della Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC). L’AMO è in fase di riscaldamento dagli anni intorno al 1995 con conseguenze per il clima del Nord Europa (stagioni più calde).
In effetti esiste un elevato grado di covarianza con R2 = 0.52, tra l’AMO e i dati del HadCRUT4 (il noto modello inglese impiegato per la ricostruzione delle temperature globali del pineta nel recente passato Figura 1). Si noti come gran parte del riscaldamento atmosferico globale del pianeta dal 1850 è ben correlato anche il trend delle temperature superficiali del mare nel Nord Atlantico (SST NA);
Figura 1 De-trend HadCRUT4 rispetto all’indice AMO SST. Indice AMO da NOAA
Ma sottraendo la regressione lineare dai dati effettivi HadCRUT4 si ottiene il ciclo AMO di circa 66 anni (fig.2)
Le date per i valori massimi (positivi) dell’AMO e per i valori minimi (negativi) sono etichettati con la rispettiva data. In particolare, stante la durata di 33 anni sia per la fase positiva che negativa, si ottiene, a partire dal 1978: 1878 + 33 = 1911 + 33 = 1944 + 32 = 1976 + 33 = 2009 .
Si nota un minimo freddo intorno al 1911 e al 1976; un massimo caldo intorno al 1944 e 2009 e si arguisce come l’attuale fase positiva dell’AMO sia iniziata appunto intorno al 1995.
Fig. 3: la figura mostra che dal 1856 al 1972 vi è molto accordo tra gli SST NA e HadCRUT4, ma poi le tendenze divergono e ciò perché è che l’atmosfera si sta riscaldando a velocità doppia rispetto alla NA SST (0.51˚C contro 0.26˚C per secolo).
Ma perché l’AMO mostra un così alto grado di covarianza con le temperature globali della bassa troposfera? La spiegazione è semplice: il 71% del modello HadCRUT4 si basa sulle SST degli oceani e la temperatura delle acque del Nord Atlantico è ovviamente compresa in tale dati.
L’AMO mostra comunque un alto grado di covarianza con la temperatura globale della bassa troposfera perché il 71% del modello HadCRUT4 si basa sulla SST del Nord Atlantico.
Ma quando la AMO potrà tornare alla sua fase fredda?
Dal momento che l’AMO è “quasi” (il quasi sigifica “non pefettamnete”) ciclica, è difficile rispondere con precisione, ma la fase di riscaldamento di picco dovrebbe essere già avvenuta intorno a 2009 (Figura 2) cosicché il massimo raffreddamento del Nord Atlantico è previsto intorno al 2042.
Ma da oggi in poi – ed è questo il dato di maggiore rilievo – il Nord Atlantico dovrebbe iniziare a raffreddarsi e il ghiaccio marino artico cominciare a recuperare.Se la storia si ripete come negli anni ’60-70, un graduale spostamento della AMO verso la fase di raffreddamento dovrebbe avvenire nei prossimi 10-20 anni, provocando un rallentamento del global warming o addirittura una sua inversione di tendenza.
Ed adesso la domanda più intrigante.
Vi sono ad oggi sintomi che l’AMO, pur essendo ancora in fase positiva, è comunque in fase calante?
Ebbene sì.
Ecco le prove:
1. il calo di temperatura dell’Oceano Atlantico a ovest della Norvegia in atto dal 2006. Tale raffreddamento da allora non si è più fermato e il tasso di raffreddamento si è ancor più accentuato, un sintomo potenzialmente indicativo di discesa della SST verso una fase negativa dell’Atlantic Multi-Decadal Oscillation.
2. Tale declino è già visibile nel grafico dell’AMO aggiornato fino ad oggi (fig.4) e anche nella enorme area marina con anomalia negativa che insiste sul Medio-Alto Atlantico da più di un anno (fig.5);
3. E’ in declino anche il calore immagazzinato in profondità nel Nord Atlantico nell’area ove si misura l’AMO (fig.6) – e che quindi alimenta l’AMO – come dimostra la fig.7 , a cura di www.climate4you.com.
Ma quali sarebbero gli effetti di una AMO in calo o addirittura di una AMO con anomalia negativa?
Premesso che tali effetti non sarebbero immediati, comunque facendo ricorso agli effetti osservati nei periodi nei quali la AMO è stata negativa, ecco quali potrebbero essere gli eventi più evidenti:
1. Estati più fredde su tutta l’Europa (fig.8 a cura di Knight et al. 2006)
2. aumento della piovosità sull’area mediterranea
Fonte: www.meteogiuliaccci.it