Il vortice polare sta assumendo caratteristiche molto diverse rispetto ai decenni precedenti. La Figura 1 mostra l’indebolimento del Vortice Polare che avviene in modo netto e perentorio maggio e giugno. Successivamente si osserva un accoppiamento tra anticiclone polare estivo stratosferico e troposferico. La presenza di un’alta polare durante la stagione estiva porta ad aumentare la velocità di scioglimento dei ghiacci artici. Considerato che questo fatto precede il raffreddamento radiativo stagionale può essere considerata come una delle cause, se non la causa principale, del problema che affligge il vortice polare in autunno.
Questa modifica risale alla fine degli anni 90 ma assume caratteristiche più accentuate dalla metà degli anni duemila in concomitanza con il minimo pluridecadale della superficie dei ghiacci. L’obiettivo è indagare gli effetti di questo crollo sulla stagione autunnale.
Figura 1. La progressiva anomalia dell’oscillazione artica tra il 1998 e il 2014
La principale differenza tra le due curve AO media 1950-2014 vs AO media 2004-2014 (ed in misura minore l’AO media 1998-2014) sta nel riquadro a destra di Figura 1 in cui le curve sono in fase opposta. Il vortice polare si intensifica quando inizia il raffreddamento radiativo (mesi di settembre e ottobre) per poi indebolirsi leggermente in novembre dicembre fino ad un crollo generale e accentuato nel culmine della stagione invernale (gennaio e febbraio).
Negli ultimi 2 decenni, ed in particolare dall’inverno 2003-2004 in poi, abbiamo una ripartenza troppo forte del Vortice Polare in settembre che si ripercuote con un break clamoroso in ottobre quando invece dovrebbe avere il secondo massimo relativo annuale (il maggiore è in aprile) per poi intensificarsi di nuovo in novembre quando il vortice polare invece dovrebbe già iniziare ad indebolirsi, vuoi perché incomincia a manifestarsi l’attività d’onda in troposfera, vuoi perché iniziano i primi warming stratosferici.
La sostituzione del vortice polare con un anticiclone nella parte centrale dell’autunno porta ad un intensificarsi delle precipitazioni nelle regioni subpolari con un forte incremento di snowcover. Questo effetto, osservabile dal 2007 (Figura 2), è dovuto al fatto che due aree depressionarie si collocano sulla parte settentrionale e orientale dei due oceani coinvolgendo la parte nord-ovest dei due continenti boreali.
Figura 2. Le conseguenze sulla pressione al livello del mare nel mese di ottobre tra il 2007 e il 2014 (http://www.esrl.noaa.gov/psd/cgi-bin/data/composites/)
D’altronde, la mancata corrispondenza alle varie quote tra suolo e alta troposfera impedisce di caratterizzare la forma stessa del vortice polare. In altre parole, l’incremento di snowcover in ottobre avviene senza la presenza di un vortice polare e dunque indipendentemente dalla sua forma (ellittica o meno). Questa considerazione è suffragata, come è mostrato in Figura 3, dall’incremento costante di copertura nevosa che avviene nel mese di ottobre dagli anni 2000, a prescindere dai principali indici teleconnettivi.
Figura 3. Le conseguenze sull’estensione della copertura nevosa nel mese di ottobre (http://climate.rutgers.edu/snowcover/)
La seconda cresta autunnale dell’AO index ci indica che, in questo nuovo periodo climatico, la sincronizzazione tra vortice polare stratosferico e troposferico avviene in novembre. Si tratta di circa 2 mesi dopo del periodo climatico antecedente lo scioglimento estivo dell’artico. In pratica con questo shift di 2 mesi, l’unico mese invernale rimarrebbe febbraio con una fase immediatamente precedente nella seconda parte di gennaio; quest’ultimo risente della notte artica in maniera maggiore rispetto a novembre. Anche marzo e parte di aprile si troverebbero spesso presi dallo shift invernale con le dovute eccezioni che riguardano la presenza di inverni totalmente miti oppure freddi ma solo in modo precoce.
In futuro farò alcune speculazioni sugli effetti di questi complessi fattori sulla stagione estiva e forse apparirà chiaro come la prossima stagione estiva sarà una cartina di tornasole di tali speculazioni.
fonte
http://www.meteonetwork.it/comitato-tecnico-scientifico/shift-climatico-focus-invernale