La superficie innevata alle alte latitudini sul continente euroasiatico ha sfiorato alle fine di ottobre un record.
E’ il terzo mese di ottobre con maggiore innevamento degli ultimi 50 anni ( qui espressa in milioni di km quadrati) e in questo primo scorcio di novembre sono giunte altre abbondanti nevicate.
Cosa comporta questo per l’inverno 2016/2017?
Ebbene molti studi hanno confermato, dati statistici alla mano, che gli inverni in Europa hanno maggiori probabilità di essere normali ( freddi e nevosi) quanto più estesa è la superficie è l’innevamento in ottobre e, in parte, in novembre.
Ma quale è la connessione di causa-effetto tra superficie innevata in ottobre-novembre e freddo invernale?
Ebbene nella stagione fredda sulla superficie innevata delle alte latitudini tende a formarsi un’alta pressione (nel nostro caso l’anticiclone russo-siberiano e l’anticiclone delle Isole Aleutine) costituita nei primi 3-4 km da aria molto fredda, perché raffreddata dal prolungato contatto per molte settimane consecutive, con la gelida superficie innevata. Tali anticicloni oltre i 3-4 km – per motivi che qui sarebbe troppo lungo da spiegare – sono sormontati ida un ciclone pieno invece di aria calda.
Ora tanto maggiore è la superficie innevata tanto più robusto ed esteso sarà l’anticiclone siberiano e delle Aleutine e quindi sotto tali condizioni i due anticicloni invadono anche il circolo polare (area tra 60 gradi di latitudine e il polo Nord), andando ad occupare la normale sede di un grande protagonista del clima invernale, ovvero il Vortice Polare (VP), il vasto serbatoio di aria gelida esteso dal suolo alla stratosfera (30-40 km ). L’aria calda che sovrasta alle quote medio alte l’anticiclone siberiano va a sostituire nella stratosfera l’aria fredda del vortice polare stratosferico (“stratwarming”) il quale pertanto viene indebolito lungo la zona di contatto e scacciato dal circolo polare (“splitting”) verso il lato opposto dell’anticiclone siberiano e delle Aleutine ossia verso le medio-basse latitudini del Continente europeo.
L’ondata di freddo in atto è stata determinata da un simile meccanismo (mappa di copertina)
Gli inverni 2014/15 e 2015/16 erano stati caratterizzati da splitting verso il Nord America ove neve e gelo nei due inverni raggiunsero valori record.
Nel prossimo inverno invece – se l’innevamento euroasiatico non verrà ridimensionato da un prolungato riscaldamento portato da un anticiclone di blocco (pieno di aria calda) che di soffermi a lungo sulla Scandinavia – dovrebbe essere la volta del nostro continente a vedere frequenti irruzioni di aria polare verso le medio-basse latitudini sotto la costante spinta di un super-robusto anticiclone siberiano e delle Aleutine.
Pertanto ad oggi la previsione più credibile è per un inverno mite e poco nevoso come quello degli ultimi 2 anni, a meno che la Niña sia presente nel prossimo inverno e/o che l’innevamento in Eurasia divenga in ottobre esteso e persistente e/o che il raffreddamento delle acque del Nord Atlantico in ottobre-novembre sia forte.
In caso di concomitanza favorevole degli ultimi 3 fattori citati, il raffreddamento da essi indotto sull’Europa potrebbe bilanciare o superare gli opposti effetti del global warming e dei venti equatoriali occidentali, regalandoci così un inverno freddo e nevoso.
Fonte: www.meteogiuliacci.it