Purtroppo i lombardi a volte pagano a caro prezzo i vantaggi economici dello sviluppo industriale. Ne fa testimonianza Seveso, laboriosa cittadina dell’alto milanese, investita nel luglio del 1976 da una nube di gas sfuggita da uno stabilimento chimico.
Un gas fortemente venefico, la diossina, che ha provocato la morte agli animali e malattie ai bambini. I prati della zona per anni sono rimasti cintati ed incolti. La diossina ha avvelenato le colture e i corsi d’acqua, obbligando i cittadini a trasferirsi altrove, abbandonando case e suppellettili, irrimediabilmente inquinati. Una tragica vicenda, causata dall’inosservanza delle norme di sicurezza contro l’inquinamento.
Tragedia altrettanto grave, solo in parte imputabile alla fatalità e molto all’incuria dell’uomo, si verifica a Milano, in zona Lorenteggio, dove all’uscita da scuola, in una giornata di forte vento da nord, il 21 marzo del 1951, 14 bambini vengono travolti all’uscita da scuola dal crollo del muro perimetrale del plesso scolastico. Le forti raffiche di vento facevano ripetutamente e violentemente oscillare il cancello non fissato adeguatamente al suolo con un supporto che lo tenesse fermo. Il vento soffiava impetuoso e l’ondeggiamento ha reso instabile tutta la struttura, costruita in un unico blocco senza intervalli rinforzati. All’improvviso il tragico crollo. Una lapide ricorda oggi la tragedia in Via Lorenteggio sul muro ricostruito.
Nel luglio del 1987 la Valtellina è sconvolta da una catastrofica frana all’altezza dell’abitato di Sant’Antonio Morignone. Le forti piogge che per oltre 48 ore investirono la zona favorirono il distacco di un’intero pezzo di montagna dal Monte Coppetto. Bormio rimase isolata. Il paesaggio divenne spettrale e sinistro, ci vollero molti anni prima che nella zona tornasse una certa normalità.