(Rinnovabili.it) – Il Comitato per la sicurezza marittima dell’IMO (International Maritime Organisation) ha adottato venerdì alcune misure per proteggere le persone che transitano per il mar glaciale Artico. Lo scioglimento dei ghiacci sembra infatti aprire le porte del polo a spedizioni commerciali, trivellazioni petrolifere, crociere turistiche, industria della pesca. Il prossimo futuro si annuncia piuttosto trafficato per un angolo di mondo che, fino a ieri, non era stato ancora cannibalizzato dal grande pubblico.
Dalle inquadrature dei documentari, tuttavia, le immagini delle distese artiche rischiano di finire presto nella memoria degli smartphone dei turisti. Per non parlare dell’acquolina in bocca alle compagnie petrolifere, le cui richieste di autorizzazione per trivellare in quelle zone sono già impilate sulle scrivanie del governo americano. Anche le navi commerciali che fanno la spola tra Cina ed Europa sono ansiose di vedere sciolto l’ultimo blocco di ghiaccio: potrebbero così prendere la via del Nord, bypassando il cammino – oggi obbligato – del Canale di Suez, con tutti i rischi da pirateria che comporta.
Ecco perché il Comitato per la sicurezza marittima dell’IMO ha appena approvato il Codice polare, insieme a diversi emendamenti alla Convenzione per la sicurezza della vita in mare (Solas). Le novità riguardano alcuni requisiti obbligatori per le imbarcazioni che si avventurano in quelle acque, specifica formazione per gli equipaggi, protocolli di ricerca e salvataggio. La ratifica dell’organizzazione intera è prevista l’anno prossimo, e il Codice dovrebbe entrare in vigore nel 2017.
Un ecosistema intero, già molto fragile, potrebbe venire del tutto compromesso nell’immediato futuro. La capacità di arginare un disastro ambientale in Artico è praticamente nulla, così come quella di organizzare efficaci operazioni di ricerca e salvataggio. È impossibile infatti, ad oggi, rimuovere eventuale inquinamento da petrolio sotto il ghiaccio o durante le 24 ore di buio.
Il cambiamento è già in atto: le 4 navi che solcavano le acque polari nel 2010 sono diventate 71 nel 2013. Entro il 2020 la Russia prevede di aumentare di 30 volte il suo traffico marittimo, mentre la Cina, sempre per questa data, immagina di spostare sulla via artica tra il 5 e il 15% dei suoi flussi commerciali (circa 500 miliardi di dollari).