Con l’inverno appena trascorso, decisamente avaro di precipitazioni nevose rispetto alla media climatologica del nostro Paese, la neve che ancora riesce a resistere sulle nostre montagne sta andando incontro ad una lenta agonia.
La stagione primaverile solo all’inizio, dovrebbe garantire ulteriori apporti nevosi in quota, ma ciò non sta avvenendo per due motivi: il primo risiede nella sfavorevole collocazione delle strutture atmosferiche. Le depressioni si fermano sulla penisola Iberica, o addirittura sprofondano fin su Marocco ed Algeria, e le precipitazioni lambiscono appena le regioni di nord-ovest risultando comunque scarse e improduttive.
Il secondo motivo risiede nell’apporto continuo di aria calda dal nord Africa, la quale concorre nel mantenere elevato il livello dello zero termico, molto più della media. Questo fa in modo che, anche in caso di precipitazioni, queste si presentino sotto forma di pioggia fin oltre i 2.000-2.500 metri.
Ma c’è dell’altro. L’aria proveniente dal nord Africa, è carica di polveri desertiche, dato che forti venti di Scirocco hallo spazzato le dune del Sahara prima del sorvolare il Mediterraneo e giungere sino a noi. Questo fenomeno, detta in breve, non fa altro che “sporcare” le superfici innevate in quota, facendo così venir meno l’effetto albedo.
Quest’ultimo, come descritto in questo approfondimento, è molto importante per preservare il più possibile intatto il manto nevoso. Purtroppo però, la neve sporca diventa più sensibile all’aggressione da parte dei raggi solari, i quali i questo modo possono accelerare il processo di fusione.
Insomma, addio neve. Anche in montagna quest’anno è davvero andata male.
Luca Angelini per Meteoservice.net