Febbraio che rispetto a Gennaio ha riportato sull’Italia un piccolo assaggio invernale ed una dinamicità come non si vedeva da tempo, dopo la lunga assenza del freddo riscontrata nel mese scorso, nonostante la nostra Penisola sia ai margini rispetto all’azione fredda artico-continentale che invece penalizza gran parte dell’Europa centro-occidentale. In tanti si chiedono ma l’inverno è finito? Sono attesi scossoni rilevanti? Ebbene, nonostante sia difficile rispondere con chiarezza e affidabilità a queste domande, oggi cercheremo di analizzare delle manovre molto importanti ai piani alti. Tutt’ora il Vortice Polare (depressione fredda in quota che staziona sul polo nel periodo invernale e che è responsabile delle discese di aria fredda verso le medie e basse latitudini) è stato perlopiù freddo e compatto a tutte le quote, trattenendo così l’aria gelida alle alte latitudini. Ma la situazione negli ultimi giorni è destinata ad un deciso cambiamento con un imponente riscaldamento a livello della stratosfera quella porzione di atmosfera che parte all’incirca dai 12 chilometri di altezza. Il riscaldamento viene soprannominato anche ”stratwarming”, ovvero è un riscaldamento della stratosfera terrestre che si presenta nell’emisfero settentrionale durante la stagione invernale, capace di innescare modifiche importanti sulla circolazione atmosferica, pensate che quando si verifica alcune zone della stratosfera subiscono un riscaldamento di circa +30°C a seconda se risulta moderato o intenso dando vita a minor, medius e major stratwarming può raggiungere fino a 60°C di anomalia. Le conseguenze di questo stratwarming porterà al cosiddetto split del Vortice Polare stratosferico come visto dalle emissioni modellistiche tra il 10 ed il 14 Febbraio, ovvero che verrebbe diviso in due o più lobi che andrebbero a posizionarsi tra Nord America ed Eurasia e che poi viaggerebbero in parte verso le medie latitudini, portando ondate di freddo inusuali su zone normalmente non soggette ad eventi importanti di stampo gelido. Da precisare che gli effetti poi si farebbero sentire sul finale della seconda decade e l’inizio della terza ed ultima decade di Febbraio. Questo riscaldamento dovrebbe però estendersi sulla troposfera poiché il Vortice Polare dovrebbe poi esser sostituito alle quote stratosferiche da un’area anticiclonica che in pochi giorni si propagherebbe verso il basso fino a raggiungere la troposfera. Se ciò accadesse nuclei d’aria gelida potrebbero piombare verso le basse latitudini con traiettorie imprevedibili. Tuttavia è da segnalare il calo dell’indice AO (segno di un VP in caduta libera molto debole), associato ad un inversione dei venti zonali tra le latitudini 70 e 90 in propagazione dalla stratosfera alla troposfera, ma con la ripartenza dei flussi di calore dal basso convergenti verso il Polo, l’indice NAM (Northern Annular Mode) che sembra toccare la soglia di -5 con conseguente disturbo al Vortice Polare stratosferico provocato dal warming che lo farà risulterà destabilizzato e successivamente potrebbe influenzare, anche se non sempre, l’andamento del Vortice Polare troposferico, cioè la circolazione nella bassa atmosfera, ciò potrebbe far presagire ad una riduzione dell’attività ciclonica sull’Atlantico e azioni bloccanti in Atlantico e con conseguente split meridiano del getto polare in area Mediterranea, aggiungendoci anche l’indice teleconnettivo MJO (Madden Julian Oscillation) che determina un incremento dell’attività convettiva a ridosso della fascia equatoriale o sub-equatoriale ed in risposta all’attività convettiva molto intensa, si generano così delle cellule anticicloniche in alta troposfera tropicale con effetti importanti sulla circolazione a scala emisferica e nel suo passaggio dalla fase 7 ed 8 debole inducono a far pensare ad una ripartenza dell’onda atlantica verso le latitudini polari che potrebbe costringere il vortice canadese ad arretrare nella sua sede, aprendo la strada per irruzioni gelide da Nord/Nord Est, anche se però rimane attiva l’incognita NAO che nel caso risalisse in modo notevole favorirebbe ancora una volta una depressione l’Islanda forte ed impedendo che in Atlantico si sollevino promontori anticiclonici subtropicali che vadano a disturbare la circolazione polare, ma questa è una delle ultime ipotesi che a noi interessa. Scenario dunque ancora molto incerto per il comparto europeo, ma questi importanti segnali dai piani alti stratosferici nei prossimi giorni continueranno ad essere monitorati attentamente perchè potrebbero realizzarsi movimenti invernali su larga scala con la possibile formazione di un anticiclone alle latitudini polari con il lobo euroasiatico del vortice polare in movimento proprio verso il vecchio continente e quindi anche le probabilità di un nostro coinvolgimento aumenterebbero specie nell’ultima decade di Febbraio.
Per approfondire http://www.meteoweb.eu/foto/previsioni-meteo-febbraio-scoppiettante-in-arrivo-sullitalia-gelo-e-neve-nellultima-decade-ultime-ipotesi/id/1042493/#wRYLfUbz6VedfVSt.99