Dicembre potrebbe finire con la spinta costante delle correnti nord-occidentali, che andrebbero ad impattare contro le Alpi, coinvolgendo in parte sia i settori confinali alpini, sia le regioni centro-meridionali, specie medio e basso Adriatico e basso Tirreno, con precipitazioni sparse, nevose mediamente oltre i 700-900m.
Questa corrente da nord-ovest abbastanza sparata, andrebbe poi frenando durante i primi di gennaio, consentendo all’aria artica di introdursi in modo più deciso sul Continente grazie soprattutto ad una parziale elevazione verso nord dell’anticiclone delle Azzorre.
Da quella cella anticiclonica potrebbe nascere un ponte temporaneo con l’anticiclone in sede scandinava, in grado di veicolare verso l’Europa centrale e, ad intervalli anche su di noi, da est masse d’aria sensibilmente più fredde di matrice artica o polare continentale.
Si tratterebbe comunque di un “blocking Atlantico” poco convinto e di breve durata, con penetrazioni di depressioni da ovest, in grado comunque di interagire con la massa fredda e di recare nevicate sul nostro Paese a quote basse, al nord probabilmente anche in pianura.
Anche qualora non intervenissero depressioni atlantiche e l’anticiclone delle Azzorre “spanciasse” parzialmente su di noi, ne resterebbero scoperte le regioni centro-meridionali, che riceverebbero dunque contributi freddi da est utili a costruire depressioni e nevicate a quote basse.
Dunque il gennaio alla fine, tra un intervallo meno freddo ed uno più freddo, potrebbe far segnare temperature nella media del periodo e risultare a tutti gli effetti un mese di classica normalità invernale, mentre per febbraio si virerebbe nuovamente verso la mitezza, ma è soltanto un’ipotesi.
Da notare che in quest’analisi NON è stato tenuta in alcun conto la possibilità che un evento di strat-warming in sede artica, possa avere risvolti sul tempo dell’Europa, un evento che, pur raro a livello di conseguenze, non è comunque da trascurare.
Autore: Alessio Grosso.
Fonte:Meteolive.it