All’inizio non era così grande, ma anno dopo anno la porta si è spalancata raggiungendo queste gigantesche dimensioni. Al suo interno non bruciano le fiamme, almeno non come nel cratere infuocato che brucia in Turkmenistan, ma i geologi hanno trovato al suo interno testimonianze non meno terrificanti: secondo gli studiosi, infatti, la sua formazione è legata ai cambiamenti climatici.
Il fatto più inquietante è sicuramente che la voragine continua a muoversi, diventando sempre più profonda, con un ritmo di 18 metri l’anno. E crateri simili si stanno aprendo in tutto il Circolo polare artico: un fenomeno non dà segni di resa, proprio perché sarebbe alimentato dal riscaldamento globale, abbinato al disboscamento innescato dalle industrie della zona.
La Jacuzia è una delle regioni più fredde sulla Terra. Ed è proprio qui che l’innalzamento delle temperature sta causando danni irreversibili, proprio come questo cratere. Il fenomeno non raggiungeva questa scala almeno da diecimila anni, quando la Terra è passata dall’era glaciale all’Olocene e «Mi aspetto che continui a crescere finché non finirà il ghiaccio del permafrost – lo strato perennemente ghiacciato del terreno – o sarà sepolto dai sedimenti», ha spiegato il dottor Julian Murton, professore di geologia all’Università del Sussex. Arrivare a prevedere altri sprofondamenti non sarà facile, così come trovare a breve soluzioni per arrestare lo sprofondamento.
La Stampa