Ambiente, territorio & dissesti — 04 Settembre 2013

Les Deux Alpes senza neve, sarà così nei prossimi anni?
Mancanza di neve, laghi artificiali vuoti, forti piogge e colate detritiche: nelle regioni di montagna come nella valle del Rodano elvetica il cambiamento climatico scombussolerà il bilancio idrico. È arrivato a questa conclusione il progetto di ricerca europeo ACQWA sotto la direzione dell’Università di Ginevra, che ha presentato oggi il rapporto finale.

Quest’ultimo riassume l’influenza del surriscaldamento di due gradi pronosticato fino al 2050 sulle precipitazioni di pioggia e neve, così come le ripercussioni sui ghiacciai. Di conseguenza si è analizzato che effetti potrebbero avere questi cambiamenti sulla produzione di corrente, sull’agricoltura, sulla natura e sul turismo. Il progetto ACQWA è stato coordinato dal professore Martin Beniston dell’Università di Ginevra.

Oltre 100 ricercatori da otto Paesi hanno studiato dal 2008 gli effetti del cambiamento climatico su diversi bacini idrografici: la valle del Rodano in territorio svizzero, la Pianura Padana, i Pirenei e, a titolo di confronto, le regioni delle Ande e dell’Asia centrale. Le zone di montagna sono la sorgente di circa due terzi delle risorse d’acqua dolce a livello mondiale.

La valle del Rodano deve rassegnarsi a cambiamenti drastici: estati più secche e inverni più umidi, meno acqua dai ghiacciai per produrre corrente, colate detritiche di grandezza mai vista prima a causa delle piogge di maggiore intensità.

Ci sarà meno neve e questa si scioglierà prima, ciò interesserà i produttori di energia così come i luoghi predisposti per gli sport invernali. Per contro, a nord delle Alpi ci saranno più precipitazioni piovose, soprattutto in estate.

A causa del maggiore bisogno d’acqua delle piante, l’agricoltura nella valle del Rodano dovrà lottare contro la penuria d’acqua, si legge nel rapporto. Ancora più colpita sarà la Pianura Padana: i deflussi potrebbero scendere della metà e l’acqua diventerebbe scarsa soprattutto in estate.

In siti medi e alti, secondo il rapporto, i rischi naturali aumenteranno: piogge estremamente intense saranno più frequenti fino alla fine del 21esimo secolo sia nell’emisfero Nord che in quello Sud. Nelle montagne, inondazioni e colate detritiche “con intensità superiore a quella di tutte le osservazioni storiche” aumenteranno a causa del cambiamento climatico.
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